"L'unico modo per far finire la violenza è smettere di usarla"
(Gino Strada)
“La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
(Bertold Brecht)
Per gli oltre 130 morti e per tutti i feriti degli attentati di Parigi, questo è ancora il momento del cordoglio, del silenzio e del rispetto.
E' il momento terribile della lunga conta dei caduti per mano del terrore, che si aggiungono ai 224 dell'Airbus 321 russo abbattuto in Egitto e ai 44 di Beirut. Ma anche alle tante vittime di attacchi condotti quest'anno da altri gruppi di integralisti islamici nello Yemen (20 marzo), in Kenya (2 aprile), in Tunisia (26 giugno), in Nigeria (11 agosto), e forse anche in Turchia (10 ottobre), tutti paesi a maggioranza islamica. A riprova che non si tratta di uno scontro di religioni quanto piuttosto di uno scontro all'interno dello stesso Islam, tra la componente sunnita e quella sciita (senza trascurare ovviamente le ragioni economiche, storiche, etc.).
Davanti a tale violenza, occorre mettere in campo tutta l’intelligenza, la lucidità e la calma di cui siamo capaci, per cercare di capire ciò che sta accedendo e per trovare il modo di reagire nel migliore dei modi. È da irresponsabili mettersi a gridare la prima cosa che salta in mente. Peggio: è da sciacalli (http://www.milanotoday.it/politica/terrorismo-parigi-maroni.html) cavalcare l'ondata emotiva dei cittadini a scopi politico-elettorali, lanciando proclami e avanzando soluzioni "da bar" per risolvere situazioni complicatissime. Situazioni frutto, per buona parte, dell'avidità di molti paesi Occidentali, impegnati per secoli nello sfruttare le ricchezze naturali di paesi un tempo "addomesticati" e ora completamente incontrollabili (http://m.espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/10/02/news/africa-dove-bombarda-hollande-1.232674).
Riempie il cuore di tristezza apprendere che gli stessi che ieri plaudivano alle guerre in Afghanistan, Iraq e Siria, oggi parlano di altre guerre, di altri fronti da aprire. Crediamo che tutto ciò sia pura follia. Non bisogna permettere che l'odio ci contagi, che la paura ci contagi. Come i parigini nel momento più cupo hanno aperto le loro porte per accogliere chi era in pericolo, così noi oggi non cadremo nella trappola delle facili soluzioni di chi, agitando spauracchi e bacchette magiche, fa proprio il gioco del terrorismo: la violenza porta a ulteriore violenza. Si devono chiudere le frontiere alle armi e non alle persone.
Con convinzione, continueremo quindi a coltivare e difendere i nostri valori: la libertà, la solidarietà, la fratellanza, la democrazia e la laicità. Sono la linfa di una società capace di includere e di fare delle differenze il suo punto di forza.
Per questo motivo lunedì 16 novembre alle ore 18 vogliamo trovarci in piazza Antenore, tutti insieme, per esprimere la nostra vicinanza a tutte le vittime del terrorismo e la nostra ferma presa di posizione contro il terrorismo, la xenofobia e la guerra (https://www.facebook.com/events/1524641714526206/).
Alessandro Scotti
Segnaliamo anche l'articolo di Fulvio Scaglione su FAMIGLIA CRISTIANA "Francia: almeno smettiamola con le chiacchiere"