Stiamo seguendo le vicende che riguardano lo stabile dell’ex foro boario in corso Australia, di proprietà comunale. Un edificio con circa 45.000 mq di coperto, costruito oltre 40 anni fa, utilizzato pochi anni e subito abbandonato.
Solo a mezzo stampa abbiamo appreso che questa amministrazione sta preparando un bando per la vendita della struttura per un utilizzo da parte della grande distribuzione non alimentare.
Ci allarma che per una decisione del genere ( riguardante la gestione di un'area che, per dimensione, è seconda solo a quella del possibile ospedale) non sia previsto nemmeno un minimo passaggio democratico in Consiglio Comunale, e ancor di più che nessuna fascia della cittadinanza venga coinvolta nella decisione del suo futuro.
Se da un lato il riutilizzo di un edificio abbandonato e degradato è da vedere con interesse, dall’altro riteniamo che la gestione di un bene pubblico debba avere come priorità l'interesse della collettività e non solo quella di un privato. In questa ottica negli ultimi anni sono stati proposti numerosi progetti per la riqualificazione e il riutilizzo di quegli spazi, coperti e scoperti, come luogo per l’aggregazione sociale.
Riteniamo che Padova non abbia bisogno di un ulteriore centro commerciale e ci preoccupiamo che le nuove grandi strutture di vendita che sorgeranno in città possano mettere ancora più in difficoltà i piccoli esercizi commerciali. Suggeriamo quindi che l’amministrazione, prima di emanare il bando di vendita, si consulti con la cittadinanza e in particolare con le realtà che hanno cercato di fermare il degrado in quell’area e con le persone che hanno già pensato a progetti di riqualificazione. Se così non sarà, riteniamo opportuno prevedere una sorta di perequazione che non si potrà limitare all’adeguamento della viabilità (come già annunciato) perché rimarrebbe ad uso e consumo della struttura, ma chiediamo che vengano riservati alcun spazi ristrutturati da dare in concessione alla collettività, che possano entrare in simbiosi con il futuro nuovo centro commerciale.
Abbiamo inoltre saputo che è stato dato lo sfratto ad una associazione (Altragricolturanordest) che da oltre 10 anni ha sistemato e valorizzato 500mq di quel coperto abbandonato diventando punto di riferimento per oltre 400 famiglie come luogo di distribuzione per un gruppo di acquisto solidale (principalmente agricoltura bio e a Km0, ma non solo) e di organizzazione di eventi culturali.
E' un'economia che cerca di tenere i prezzi del biologico bassi a favore di chi normalmente non si avvicina a questi prodotti, di solito più cari, e che retribuisce però il giusto per il prodotto all'origine favorendo la sopravvivenza di molti produttori locali.
Ci sentiamo di appoggiare la richiesta di Altragricolturanordest per ottenere il rinnovo della concessione dei loro spazi non solo fino all’emanazione del bando (marzo 2016), ma anche fino all’inizio dei lavori esecutivi che, come sappiamo, saranno molto in là a venire, in modo che l'area non torni ad essere "luogo di nessuno" e nuova fonte di degrado nel frattempo.