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In questi mesi stiamo imparando a conoscere il metodo di governo (o di non governo) della giunta Bitonci. Un metodo che si fonda sul cavalcare le paure, lanciare slogan e crociate, tagliare servizi alla cittadinanza e soprattutto non affrontare realmente i problemi. Oltre a questo il nuovo sindaco si sta caratterizzando per un attacco sia diretto, tramite proclami e ordinanze, che indiretto, tramite tagli alla spesa per il sociale e l'istruzione ad esempio, alle fasce più deboli della popolazione. Chi ha subito gli effetti della crisi, chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese, chi vive situazioni di disagio economico e sociale non trova posto nell'utopia leghista di una città da esposizione con le strade pulite ma senza persone a percorrerle.
 
INDIGNARSI SERVE MA NON BASTA
Questi primi mesi hanno visto per fortuna anche una pronta reazione della città, soprattutto tra le fasce di popolazione più giovani, quelle probabilmente abituate a guardare alle metropoli europee multietniche come esempio da imitare piuttosto che al paesotto di provincia veneto o ad un non bene precisato "modello svizzera" che poco ha a che fare con le politiche elvetiche in campo ambientalista e molto con un mito xenofobo che ricorda più fantasmi del passato che orizzonti futuri. Abbiamo assistito alle proteste contro l'ordinanza anti degrado, ai fischi della Piazza di Don Albino all'assessore Brunetti e alla presa di posizione del Vescovo, alla mobilitazione per difendere il Radar Festival e contro le affermazioni sui mendicanti di Bitonci. Ci auguriamo che questa vivacità politica e sociale permanga anche nei prossimi anni perché è importante che la città si rifiuti di farsi trascinare nel baratro in cui vuole portarla Bitonci e reagisca sempre in modo straordinario ad esternazioni e provvedimenti che non sono e non dovranno mai essere percepiti come normali. Tuttavia tutto ciò non basta e non basterà a scongiurare tra cinque anni la riconferma di Massimo Bitonci a sindaco di Padova o l'ennesima scelta di un candidato "meno peggio" che poi inseguirà la destra nelle sue politiche condannando Padova ancora una volta all'immobilità.
 
LE MACERIE SU CUI HA SEMINATO BITONCI
Come abbiamo già detto in passato la vittoria e le conseguenti azioni di Bitonci hanno trovato e trovano tutt'ora un terreno fertile su cui crescere. Sarebbe un errore imperdonabile pensare che scendere in piazza e dare dei trogloditi ai leghisti sia sufficiente a scongiurare un riconferma del leghista di Cittadella. Non è un caso che il suo rivale al ballottaggio Ivo Rossi, che per senso di estrema responsabilità la stessa Padova2020 ha appoggiato, si trovi d'accordo con molte delle ordinanze del neosindaco. Anzi, se non fosse per lo stop al nuovo ospedale si farebbe fatica a capire dove l'ex Sindaco reggente dissenta dal modo di amministrare del suo successore. Ma qui sta il punto. Né Ivo Rossi né Flavio Zanonato dissentono radicalmente dall'idea di città di Massimo Bitonci. Certo rispetto a lui sono dei moderati, non usano certi toni e certamente sono delle persone di maggior buonsenso ed educazione democratica ma l'idea di governo e del futuro di Padova non è poi così differente. Per questo l'amministrazione della città degli ultimi cinque anni vista oggi sembra quasi essere stata un propedeutico all'amministrazione leghista. D'altronde l'assioma dal quale il duo Zanonato-Rossi ha governato la città è quello secondo cui Padova sarebbe sostanzialmente una città di destra e che quindi per consolidare il consenso andavano favorite in una certa misura politiche di destra. Il risultato di dieci anni di amministrazione di questo tipo sono le macerie su cui Massimo Bitonci ha avuto facile gioco nel costruire paure e spettri che l'hanno portato a vincere le elezioni. Una città con periferie abbandonate a se stesse, in cui la socialità è repressa, gli studenti poco e male integrati, gli immigrati "tollerati" e l'innovazione mal vista quando non passa per le mani degli amici, è il terreno più fertile per il diffondersi del più becero populismo.
 
COSTRUIRE LA NUOVA PADOVA DAL BASSO
Spesso si è detto nei dibattiti pubblici o negli articoli di giornale che Padova possiede un vivace tessuto culturale e associativo e che quindi avrebbe rigettato un personaggio come Bitonci. Ebbene nonostante in molti buttassero acqua sul fuoco questo meccanismo di autodifesa non si è attivato, o meglio si è attivato ma non è bastato ad arginare un'onda che ha travolto tutto e tutti e ha spazzato via un intero sistema di relazioni tra politica e società costruito negli anni. Oggi ci troviamo di fronte ad un anno zero per la nostra città. I vecchi riferimenti politici e istituzionali sono saltati e la nuova amministrazione non sembra voler interloquire con le forze sociali della nostra città, salvo poi mettere in piedi un ridicolo tour confessionale in cui si può parlare col primo cittadino solo per 3 minuti (ma non di politica!). Questa drammatica situazione è anche un'eccezionale occasione di ripartenza, di ricostruzione e di immaginazione di un altro futuro per Padova. Per questo va costruito un nuovo sistema sociale, di welfare e di innovazione dal basso coinvolgendo tutte quelle realtà sociali ed economiche che ora si vedono messe alla porta da Bitonci. Va fatta in due parole opposizione sociale nel senso più alto di questo termine facendo crescere progetti, attivando buone pratiche, costruendo nuove forme di socialità e di conflitto che vadano a riempire giorno dopo giorno il vuoto lasciato dai nostri amministratori e che riempiano di significato il termine nuova politica. Padova2020 sarà lo strumento a disposizione dei cittadini per riprendere il controllo della loro città, da una parte continuando a rimanere aperta alla partecipazione di chi voglia dare il suo contributo e dall'altra iniziando a fare progetti per cambiare il volto della nostra città da subito e dal basso.
Per questo ci serve l'aiuto di tutti coloro i quali oggi giustamente si indignano e rivendicano un'altra idea di città. A tutti loro diciamo: è arrivato il momento di trasformare la rabbia in cambiamento. Il nostro futuro è davanti a noi, basta tirarsi su le maniche e costruirlo.
 
Nicola Rampazzo
Portavoce di Padova2020
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