Negli ultimi tre anni, Padova ha subìto una costante emorragia di residenti che hanno deciso di espatriare: 8.700 nel 2011, saliti a 12.400 nel 2012 che, si calcola, sfioreranno quota 20.000 a fine 2013 (dati dell’Ufficio di Stato Civile del Comune di Padova).
Ma sicuramente il dato è ancor più preoccupante, in quanto non sono compresi studenti ed extracomunitari.
“È un numero che rispecchia la situazione di crisi economica che stiamo vivendo -spiega l’assessore alle Politiche demografiche Silvia Clai- gli italiani scelgono volontariamente di vivere e lavorare all’estero: è sintomatico di una comunità in sofferenza. Bisogna precisare che in queste statistiche non ci sono né gli studenti (che possono chiedere l’iscrizione ad un’apposita anagrafe temporanea) né i migranti che vanno a lavorare in un altro Paese lasciando qui la famiglia per poi tornare”.
Si tratta quindi, presumibilmente, di 20.000 persone che lasciano casa e famiglia per un periodo anche lungo o forse definitivamente per una ragione ben precisa: la ricerca di un lavoro, di un’opportunità di vita che hanno cercato a lungo, con ogni probabilità, prima di giungere alla risoluzione di dover abbandonare la propria città.
Allargando lo sguardo alla nostra regione, solo nel 2012 l’emigrazione dal Veneto ha riguardato 7.456 persone (dato del Ministero dell'Interno). Il 62% circa di esse ha scelto come meta altri Paesi europei, più dinamici e preparati contro la crisi. Ma le persone che hanno scelto di cercare una strada professionale al di fuori dell’Italia sono molte di più di quanto dicano le statistiche ufficiali.
«Stiamo vivendo una nuova emigrazione -osserva Aldo Rozzi Marin, presidente dell’Associazione Veneti nel mondo- un tempo si partiva con la valigia, ora con il computer». Un’emigrazione di cervelli, dunque, di energie, di talenti.
E guardando alla situazione nazionale, nel decennio 2000-2010 sono ben 3 milioni i giovani espatriati, dei quali il 70% in possesso di laurea.
Numeri che fanno riflettere, e che impongono soprattutto l’urgenza di scelte politiche non più rinviabili, anzi, già in pesante ritardo.
Per contro, ci sono settori produttivi per i quali si prevede un sicuro incremento nei prossimi anni, con la relativa creazione di posti di lavoro.
Si tratta dei cosiddetti green jobs, così definiti dall’Unep (United Nations Environmental Programme) che interessano molteplici settori: dall’agricolo al manifatturiero, dalla ricerca e sviluppo ai servizi atti a preservare l’ambiente a proteggere l’ecosistema e la biodiversità, a ridurre i consumi di energia, materie prime come l’acqua, a minimizzare e a ridurre i processi di inquinamento dell’ambiente.
Si stima che, da qui al 2020, la green economy potrà creare in Europa oltre 250.000 nuovi posti di lavoro, che si aggiungeranno agli oltre un milione di nuovi posti di lavoro stimati nell’ambito della cosiddetta white economy, cioè quella relativa ai settori collegati all’efficienza energetica, dalla riqualificazione energetica, alla climatizzazione e illuminazione.
Ma a tutte queste opportunità bisognerà giungere preparati.
E il programma partecipato di Padova2020 ha proprio l'obiettivo di avviare la transizione verso un Nuovo Modello di Sviluppo nella nostra comunità, per far diventare la nostra città un modello in tal senso, in Italia e in Europa. Lo vuole fare attraverso un programma politico, frutto delle migliori energie creative ed innovative cittadine, da presentare alle prossime elezioni comunali, previste nel 2014.
I gruppi tematici che hanno elaborato le proposte contenute nel Programma di Padova2020 hanno sintetizzato ben 25 proposte che vanno in questa direzione.Ecco quattro esempi concreti:
Avviare il distretto di “Economia del Bene Comune”
Misure per favorire la ristrutturazione energetica degli edifici esistenti
Distretto dei creativi, dell’artigianato e dei “makers” in zona Fiera-Portello-Stanga
Uno sportello per i padovani emigrati che vogliono tornare