Il web sta sviluppando le sue potenzialità molto più rapidamente rispetto alla sua diffusione. E' un dato di fatto che anche in Veneto e a Padova esistano intere fasce di popolazione che hanno assai poca familiarità con Internet, o a cui l'accesso al mezzo è addirittura negato.
Nelle amministrazioni locali e nelle imprese l'adeguamento al presente digitale è, anche se non proprio rapido, almeno in evoluzione costante. Per esempio tutti i comuni del Veneto hanno un sito Internet e quasi tutti permettono il download di modulistica, mentre più della metà delle imprese venete ha un proprio sito. Più malandato invece è lo stato fisico della Rete, dato che in Veneto basta una pioggia per rallentare la qualità della navigazione.
Ancor più complicato però è monitorare chi riesce ad accedere alla Rete e cosa è in grado di fare quando è on line. Il problema è sicuramente sottovalutato qui a Padova, l'offerta formativa organizzata dal Comune è disorganica e poco strutturata. L'iniziativa è lasciata a gruppi di volontari che si appoggiano alle aule di informatica delle scuole, ma non c'è un vero e proprio piano di sviluppo: manca per esempio un report vero e proprio sulla diffusione dell'alfabetizzazione informatica nel territorio.
Un esempio di amministrazione lungimirante per quanto riguarda l'inclusione digitale è sicuramente quella dell'Emilia Romagna. La regione di per se è tra le più digitalizzate d'Italia: un grande sforzo è stato fatto sia per garantire la connessione a banda larga a tutta la popolazione sia per mettere on-line le istituzioni. Altrettanto impegno è stato messo nell'alfabetizzare la popolazione all'uso di Internet.
Il portale paneeinternet.it rappresenta un ottimo esempio di come è stato affrontato il problema del digital divide. La regione ha strutturato un corso unico e gratuito che ha riproposto più di 500 volte in tutta l'Emilia Romagna. Le finalità del corso si possono riassumere in questo intento: “evidenziare le potenzialità di internet non solo nell’uso immediato ma anche come strumento per la soddisfazione di bisogni legati alla vita quotidiana o ai propri interessi personali, per l’elaborazione di una propria opinione, per la partecipazione alla vita della propria comunità”.
L'iniziativa è stata sviluppata molto bene, i corsi sono ben calendarizzati e geograficamente distribuiti, il sito è ricco di materiale scaricabile e molta enfasi è stata messa nel creare una rete di facilitatori digitali. Quello che traspare è un senso di urgenza nell'andare a diffondere organicamente un sapere indispensabile. Il risultato? In 3 anni 8300 partecipanti e 5000 ancora in lista di attesa per i prossimi corsi.
Non sarebbe utile pensare e realizzare un percorso simile anche per Padova? Noi di Padova 2020 ne siamo convinti e abbiamo scritto delle precise proposte in merito.