Assistiamo a Padova, in questi mesi, ad una sfacciata attività di “distrazione di massa”, che vede il Sindaco nel ruolo di protagonista.
Provocazioni, ordinanze medievali, insulti, dichiarazioni che gli sono valse la censura dello stesso Vescovo Antonio Mattiazzo (oltre al biasimo dei post sulla pagina Facebook del primo cittadino con relativi commenti dei suoi fans, che sono stati oggetto nientemeno di un editoriale sul settimanale della Diocesi La Difesa del Popolo del 12 luglio dal titolo “parole violente in libertà”), ma soprattutto comportamenti inqualificabili come farsi fotografare davanti alle abitazioni che ospitano migranti con l’indice puntato, nonché atti amministrativi, molti dei quali già aboliti dal TAR, che altro scopo non avevano che di alzare polveroni e tergiversare, anziché amministrare (ad esempio quello sull’Ebola).
Il dibattito politico viene dirottato ad arte sul tema unico dei profughi, mentre sulla teste dei cittadini si giocano ben altri interessi, vedi progetto per nuovi centri commerciali in via Ticino all’Arcella (quasi 1000 firme raccolte dalla Rete Arcella Viva non sono state nemmeno prese in considerazione dall’ultima Commissione Urbanistica), vedi nuovi parcheggi a servizio dello Iov in via Nazareth, vedi “cementificazione allegra” di aree piccole e grandi in spregio delle legittime istanze dei residenti (caso di via Buzzaccarini), mentre Padova arretra su vari fronti, uno fra tanti la gestione PadovaFiere.
In giunta si manifestano nuovi scricchiolii e anche qualche scossone, ultimo in ordine di tempo le dimissioni dell’assessore alla cultura Flavio Rodeghiero, che è apparso recentemente poco in sintonia con il Sindaco e le cui deleghe sono state smembrate fra i colleghi Matteo Cavatton (cultura) ed Eleonora Mosco (Smart City), mentre Massimo Bitonci stesso ha trattenuto per ora la delega al Turismo. Strano che le dimissioni siano state rese proprio il giorno dopo la pubblicazione sul Corriere del Veneto di una pesante dichiarazione della presidente dell’Assoalbergatori locale, Monica Soranzo, che commentando il dossier di Federalberghi Veneto, osservava che a Padova gli alberghi sono in stallo rispetto al 2014 perché: “Siamo in mano ad un’amministrazione immobile ed insensibile alle potenzialità del settore turistico.” Chissà cosa ne pensano i commercianti, specialmente quelli del centro?
E non era ancora rimarginata la “frattura” con l’assessore Alessandra Brunetti alla quale, in diretta, durante una seduta del consiglio comunale, Bitonci aveva tolto due referati di peso senza preavviso, per darli all’ultimo arrivato Paolo Botton. Prima ancora non erano mancati i contrasti con Grigoletto, Saia…solo per citare i più eclatanti.
Intanto viene annunciato l’aumento del costo del biglietto dell’autobus: ci tocca dire “l’avevamo detto!” Quando venne votata la fusione tra Aps Mobilità e BusItalia gli unici a opporsi siamo stati noi di Padova 2020, e le motivazioni che ci spingevano ad osteggiarla erano appunto il fatto che sarebbe sicuramente aumentato il costo del biglietto a 1,50 € e pure che sarebbero diminuite le corse. E’ esattamente quello che è successo e la responsabilità è di Bitonci e dei suoi, così come del PD, che hanno votato questa fusione.
Eppure si continua a parlare d’altro, ad agitare spauracchi, soprattutto dopo che quest’amministrazione ha fatto l’impossibile per ostacolare il lavoro di cooperative e Prefettura, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti: soluzioni di emergenza, provvedimenti tampone.
Ma fomentare un clima di emergenza fa gioco a Bitonci: tanto peggio, tanto meglio! Così è più facile cavalcare l’allarme suscitato e dare la colpa addirittura a Renzi e Alfano, per preparare il terreno alla campagna elettorale prossima ventura di Salvini.
Intanto Padova resta sullo sfondo, campo di battaglia per interessi e contese che nulla hanno a che fare con i padovani, cui tocca assistere all’umiliante imbarbarimento del dibattito politico in consiglio comunale: il caso Foresta, consigliere a cui Bitonci ha rivolto un: “Vai via terrone!”, ha fatto il giro d’Italia.
Ciononostante Padova2020 è presente e continua a presidiare i temi caldi e a lavorare sul territorio, con tutte le difficoltà ma anche la libertà di un movimento fatto di persone che gratuitamente si mettono in gioco e non smettono di credere nei valori del bene comune e della solidarietà.