VENETO ANNO ZERO
Le ultime elezioni regionali sono state un passaggio fondamentale per la storia del Veneto. Ho letto molte analisi del giorno dopo, più o meno condivisibili, ma quasi sempre parziali o comunque autoassolutorie. Infatti capita raramente che nelle analisi di chi perde siano incluse le proprie colpe perché è difficile a caldo riconoscere ed individuare le proprie responsabilità. Proprio dalla parola responsabilità mi piacerebbe partire nell'analisi che propongo perché etimologicamente responsabilità ha a che fare con la capacità o meno di dare risposte.
Padova2020 non ha partecipato a questa competizione elettorale, consapevoli che le risposte alle domande che i nostri elettori ci ponevano elettorale non eravamo in grado di darle. Non eravamo pronti per affrontare una campagna regionale dopo i due anni trascorsi che sono stati politicamente e soprattutto umanamente sfiancanti. Avevamo bisogno di rallentare, lavorare sulla nostra città, fare opposizione e confrontarci tra di noi e con la città. È stata una scelta necessaria e dolorosa ma subìta più che presa deliberatamente, una constatazione di uno status quo sul quale intervenire avrebbe rischiato di gettare all'aria il lavoro di questi anni. Detto questo adesso è il momento di dare delle risposte e di conseguenza di prenderci le nostre responsabilità. Ma procediamo con ordine.
La disfatta della Moretti
Il primo dato che balza all'occhio è la disfatta di Alessandra Moretti e della coalizione di Centrosinistra, non prevista da nessuno almeno nella sua portata. Al di là delle ragioni di questa sconfitta e del dibattito interno al PD Veneto, argomento che mi appassiona poco, mi piacerebbe provare ad individuare alcune conseguenze:
- la letterale evaporazione di voti del Partito Democratico in Veneto. Al netto di tutte le ragioni e colpe che si possono attribuire, i numeri assoluti sono impressionanti. Se guardiamo solo al comune di Padova quello che fino a ieri doveva essere il primo partito del Veneto ha perso rispetto al primo turno delle comunali (non scomodiamo nemmeno il dato delle Europee) 13.000 voti su 37.000. Più di un terzo in un anno.
- il fallimento definitivo dell'ipotesi del Centrosinistra nella nostra regione, perlomeno per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Le hanno provate tutte: coi centristi, con membri della società civile, con la renziana, ecc. L'unico risultato è stato un inesorabile tracollo dovuto innanzitutto allo scarso contatto con la realtà economica e sociale veneta.
Tosi
Un altro elemento interessante è stata la candidatura di Flavio Tosi: perché ha spaccato per la prima volta il fronte del centrodestra, perché doveva essere l'assist per una rimonta (oggi diremo immaginifica della Moretti), perché avrebbe dovuto essere un esperimento di un altro centrodestra anche a livello nazionale. Il Sindaco di Verona non ha scalfito la leadership di Luca Zaia e non è stato di nessun aiuto alla Moretti, però ha dimostrato una cosa importante in questa regione: che il radicamento territoriale è storicamente uno degli elementi fondamentali nel voto veneto. Basta guardare le percentuali in provincia di Verona (26,7 % e seconda coalizione solo 10 punti sotto a Zaia) per capire quanto l'aspetto territoriale sia stato decisivo, nonostante una campagna elettorale partita male, tardi e con l'onta del tradimento.
Movimento 5Stelle
Un'ulteriore conferma dell'importanza dell'aspetto del radicamento territoriale è, a mio parere, il risultato del Movimento 5 Stelle. Certo un buon risultato in doppia cifra che ha permesso di conquistare una terza piazza che dà lo spazio ai grillini per poter entrare nella politica regionale. Però poco, troppo poco se si pensa che in tutte le altre regioni il movimento si è assestato tra il 20 e il 25%, che i 5 Stelle avevano un ottimo candidato (migliore a mio parere di quelli delle altre regioni) e che il Veneto dovrebbe essere, nelle analisi classiche, la regione dell'antistato, delle partite iva e dei forconi. Il basso risultato del 5 Stelle è difficile da spiegare soprattutto se letto in parallelo con quello della Moretti. E forse proprio aver fatto campagna elettorale sulla Moretti è stato il più grande errore dei grillini che hanno lasciato a Zaia e Lega la campagna serena e senza scossoni che volevano.
Liste di Sinistra
A sinistra del Pd e a sinistra della sinistra del Pd si è consumata una delle disfatte più significative. Anche qui non mi interessa entrare nel merito delle decisioni, dei litigi, dei perché e dei per come. L'unico dato che mi interessa è quello numerico: le due liste presenti hanno preso ciascuna circa 20.000 voti.
La vittoria di Zaia
Che l'uscita dal monocolore veneto non avverrà a sinistra ce lo ricorda l'eccezionale tenuta di Zaia nonostante la candidata record di preferenze del PD, nonostante il Mose, nonostante Tosi, nonostante la crescita del 5 Stelle. Se andiamo però a leggere i dati di questa vittoria dobbiamo ammettere che si tratta innanzitutto di una vittoria personale. Certo, potremmo pensare che se la Moretti e i 5 Stelle avessero fatto una campagna più aggressiva su Zaia le cose sarebbero andate diversamente ma ciò non è accaduto e se per il PD questo comportamento leggero può spiegarsi con la contiguità alla Lega in regione proprio a partire dalle vicende Mose e Galan, per il 5 stelle una ragione è difficile da trovare. Tornando però all'affermazione della lista Zaia (primo partito della regione col 23%) credo che sia un dato molto importante soprattutto se incrociato con il sostanziale fallimento di tutti i partiti che hanno un riferimento nazionale (Lega, 5Stelle, PD, Forza Italia ecc) che messi assieme arrivano a fatica al 57% degli elettori. Un dato che ci indica che forse il radicamento territoriale è un aspetto fondamentale soprattutto in una regione con una forte dispersione abitativa, con una cinquantina di centri urbani sopra i 15000 abitanti e con 4/5 della popolazione che vive fuori dai 7 capoluoghi di provincia.
Ripartire dai Veneti. Ripartire dal basso
Alla fine della mia analisi vorrei tornare sulla questione della responsabilità. Non credo che nei prossimi anni vedremo arrivare un movimento nazionale nato fuori dal Veneto che si affermerà nella nostra regione. Se lo farà sarà perché avrà saputo coinvolgere chi nei territori giorno dopo giorno costruisce consenso e lotte, se lo farà sarà, nel bene e nel male, col permesso dei Veneti. E da qui dobbiamo ripartire, dalla nostra gente, da quelli che non sono andati a votare e da quelli che hanno votato turandosi il naso. Dobbiamo ripartire dal basso iniziando un lavoro di studio e racconto di questa regione che nessuno fa più da troppo tempo. Abbiamo sentito tante volte partiti di destra e di sinistra dire che si doveva ripartire dai territori. Ecco, forse nel nostro caso è il momento che siano i territori a partire. Noi ci metteremo la faccia, consapevoli della responsabilità che ci siamo presi col nostro silenzio ma con la convinzione che è stato solo una necessaria tappa sul percorso.
Nicola Rampazzo
Portavoce Padova2020