Il punto di partenza è la piena attuazione della volontà popolare che si è espressa con i 2 referendum sull’acqua del giugno 2011. Circa 27 milioni di cittadini sono andati a votare, ben oltre il 90% di questi votando per l’abrogazione di norme che facilitavano un utilizzo economico dell’acqua.

L’Italia in questo ha anticipato l’Europa, dove una legge di iniziativa popolare che sta raccogliendo 2 milioni di firme, chiede in particolare che “l’approvvigionamento in acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle ‘logiche del mercato unico’ e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione”.

L’acqua per sua natura non può essere un bene a rilevanza economica.

Oltre all’esperienza di Napoli, che ha concluso il processo di trasformazione della società a totale capitale pubblico in azienda speciale, sono molti i processi avviati per ripubblicizzare la risorsa idrica: da Palermo a Torino, dalla Romagna alla Toscana, l’uscita dal circuito delle SpA ha smesso di essere un tabù per le amministrazioni locali.

Proposte:

Istituire una commissione che valuti tempi e modi certi per assegnare la gestione dell’acqua ad una Azienda speciale di diritto pubblico, operante fuori da logiche di profitto e tenuta all’equilibrio di gestione.

Attivare un confronto con le città che hanno intrapreso un percorso di ripubblicizzazione dell’acqua, per uno scambio delle migliori pratiche esistenti.

Prevedere forme di partecipazione dei cittadini alle corrette modalità di gestione dell’acqua ed eventualmente di sostegno anche economico attraverso l’azionariato popolare.

Rivedere lo Statuto Comunale in maniera analoga a quanto già fatto ad esempio dal Comune di Reggio Emilia (“Il Comune di Reggio Emilia riconosce il diritto umano all'acqua, ossia l'accesso all'acqua potabile come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell'acqua come bene comune pubblico. Garantisce che la proprietà e la gestione degli impianti, della rete di acquedotto, distribuzione, fognatura e depurazione siano pubbliche e inalienabili, nel rispetto delle normative comunitarie e nazionali. Garantisce che la gestione del servizio idrico integrato, riconosciuto come servizio pubblico locale di interesse generale, non persegua scopi di lucro e sia sottratta ai principi della libera concorrenza, mediante un soggetto a proprietà pubblica. Garantisce la gestione partecipativa del bene comune acqua, orientata a criteri di efficienza, risparmio, solidarietà, trasparenza, sostenibilità, con finalità di carattere sociale ed ecologico, salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future").

Attivare una consulta composta da cittadini e associazioni come strumento di sorveglianza e trasparenza sulla gestione dell’acqua.

Come già proposto in questo Capitolo - Proposta 2 “risparmio energetico e consumo minimo garantito per le famiglie a basso reddito”, garantire la possibilità di un consumo minimo garantito per i casi di indigenza.

Adottare iniziative di promozione e di sensibilizzazione all’utilizzo dell’acqua di rete rispetto all’acqua in bottiglia. Ad esempio: bollino a ristoranti e sagre che usano l’acqua ‘del Sindaco’; educazione nelle scuole all’uso dell’acqua di rubinetto; informazioni ai cittadini sull’impatto dell’acqua in bottiglia sul traffico e sui costi di smaltimento rifiuti.

Esempi:

Mozione ‘Acqua Bene Comune’ nel Comune di Isola della Scala (primo comune nel Veneto): http://www.acquabenecomuneverona.org/wp-content/uploads/2010/08/CC411.pdf

Iniziativa dei Cittadini Europei sull’acqua pubblica: http://www.acquapubblica.eu/

Atto di indirizzo del comitato dei Sindaci Reggio Emilia su “Acqua Pubblica”: http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/attachments/Atto_indirizzo_SII_integrato_Ass._Sindaci_Reggio_Em_21-12-12.pdf

Delibera Acqua Pubblica Comune di Napoli: http://www.sciubba.it/pdf/A2%20Delibera%20Comune%20Napoli%20847%20del%2004.08.2011%20Acque.pdf

Delibera di iniziativa popolare su acqua pubblica approvata dal Comune di Torino (con minime variazioni): http://www.acquapubblicatorino.org/dwd/delibere2012/Proposta%20Delibera%20TORINO.pdfm

Per troppo tempo la questione rifiuti a Padova è stata vissuta come un servizio a costo sui cittadini: raccolgo rifiuti e li smaltisco all’inceneritore. La produzione di rifiuti è sempre aumentata nel corso degli ultimi decenni a braccetto con il PIL. L’attuale crisi economica, che è crisi del modello “consumistico”, ha messo a nudo la necessità di rivedere sia il sistema di produzione di beni, sia il sistema di recupero dei rifiuti. L’Italia è un paese che non possiede grandi riserve di materie prime, per questo non recuperare materiali dai rifiuti è uno spreco che non ci possiamo oggi permettere.

Inoltre, in una grave crisi occupazionale come quella attuale, le nuove filiere produttive del recupero, riciclo e riutilizzo sono considerate fattori di rilancio economico e in grado di generare ricadute occupazionali ben più significative rispetto alle attuali modalità di smaltimento dei rifiuti in discarica o per mezzo degli inceneritori.

Proposte

Serve un cambio di mentalità per passare dal concetto di RIFIUTO a quello di RISORSA. L’obiettivo è quello della riduzione dei rifiuti prodotti, ovvero dei rifiuti avviati a smaltimento. Servono politiche su scala locale per ridurre la produzione, mediante accordi di programma con la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e servono azioni volte a recuperare i rifiuti, oggi avviati all'incenerimento, per destinarli il più possibile al recupero di materia in impianti dedicati che diano maggiore occupazione e possano produrre materiali da re-immettere nel ciclo industriale. Tali obiettivi possono essere raggiunti mediante:

- DIFFUSIONE DEL SISTEMA DI RACCOLTA PORTA A PORTA con obiettivo di Raccolta Differenziata almeno al 75% entro il 2019. Il sistema già avviato in parte dei quartieri a Est e Sud della città va progressivamente diffuso in tutta la città, rispettando le peculiarità strutturali delle tipologie insediative. Il PORTA A PORTA è l’unico strumento di responsabilizzazione sulla propria produzione di rifiuti e di conseguenza sui modi di acquisto, consumo e stili di vita. Il sistema di raccolta domiciliare dovrà essere affiancato a un maggior numero di Ecocentri.

- PASSAGGIO A TARIFFA PUNTUALE A PESO/SVUOTAMENTO secondo il principio di “chi più produce, più paga”, riequilibrando gli effetti tra le utenze domestiche e le utenze produttive.

- SCORPORO DELLA GESTIONE DELLA RACCOLTA DA QUELLO DELLO SMALTIMENTO RIFIUTI in modo da spostare il flusso dei rifiuti urbani dall’inceneritore ad attività di recupero dei materiali (RAEE, ingombranti, spazzamento, plastica, vetro, lattine, carta, ecc.) per favorire il lavoro a km0 su recupero dei materiali e rendere NON indispensabili tutte le III attuali linee dell’inceneritore di S. Lazzaro, puntando alla richiesta politica (tenuto conto che l’attuale proprietà è HERA) di chiusura progressiva delle due vecchie linee di incenerimento. No al teleriscaldamento sulle vecchie linee, che si prevede di chiudere, si al teleriscaldamento dalla III linea.

- Grazie allo scorporo tra raccolta e smaltimento, promuovere nuove filiere economiche per il recupero, il riutilizzo, il riciclo dei materiali, facendo del rifiuto una risorsa in grado di rigenerare l’intero tessuto produttivo locale, con l’obiettivo di generare occupazione. La filiera del recupero e del riciclo è tipicamente una filiera ad alta intensità di manodopera.

- UN PIANO PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI IN 10 MOSSE:

1. Ecovolontari - per un’informazione diffusa e continua sulla riduzione-riutilizzo dei rifiuti;

2. Raccolta rifiuti domiciliare;

3. Last Minute Market e pratica del “Buon Samaritano” – contro lo spreco di cibo e per il recupero delle derrate alimentari;

4. Ecofeste ed Ecosagre;

5. Ecoacquisti – riduci gli imballaggi, compra imballaggi riciclabili;

6. Interventi di riduzione dei rifiuti e riciclaggio per i grandi produttori – un piano rifiuti per Università, Ospedale, Ristorazione, ecc.;

7. Risparmio e riuso la carta – raccolte ad hoc per dare più valore alla carta;

8. Imbrocchiamola (l’acqua) – no allo spreco di plastica;

9. Lunga vita ai beni durevoli – mercatini dell’usato prima di accedere alle riciclerie;

10. Incentivazione del compostaggio domestico – ridurre la produzione di rifiuto biodegradabile.

- ATTIVAZIONE DI UN OSSERVATORIO SULL'INCENERITORE E LABORATORIO BUONE PRATICHE SU RIDUZIONE E RECUPERO rivalutando l’attuale osservatorio del CdQ3 (che andrà a sparire) con un osservatorio-laboratorio a scala Comunale in grado di dare una corretta informazione sull’attività e impatto dell’inceneritore di S. Lazzaro e di raccogliere e mettere in pratica esperienze di buone pratiche sulla gestione dei rifiuti.

Benefici

- Riduzione della produzione di rifiuti.

- Aumento dell’occupazione nel settore del recupero dei materiali.

- Riduzione dell’impatto ambientale e sanitario dell’inceneritore.

- Ridistribuire la Tariffa sui rifiuti secondo il principio di chi più produce più paga, su basi di efficienza ed efficacia del servizio.

Esempi

Porta a porta e tariffazione puntuale sono applicate già da diversi anni con successo dal Consorzio Priula (TV) e dal Consorzio Padova-Sud (PD).

Numerose sono le esperienze di riduzione rifiuti: Provincia di Firenze, progetto NO.WA (No Waste), Comune di Trento

In Italia sono ancora presenti 7 milioni di boiler elettrici e 3 milioni di scaldabagni a gas di vecchia generazione. Non sono disponibili dati precisi per quel che riguarda Padova ma si può supporre che essi siano in linea con la media nazionale. Quello che si sa è che queste vecchie tecnologie sono utilizzate in abitazioni in cui vivono soprattutto famiglie a basso reddito ed anziani. Questi apparecchi consumano moltissima energia gravando non poco sui bilanci delle famiglie a basso reddito che sono costrette a risparmiare anche sull’acqua calda. Per le famiglie a basso reddito il pagamento delle bollette sta diventando una vera e propria piaga sociale di cui la collettività, e dunque il Comune assieme con l’associazionismo sociale, deve farsi carico con urgenza.

Per le famiglie e gli anziani soli che non sono in grado di pagare le bollette, si vuole introdurre il ‘consumo minimo garantito’, misura che comporta una solidarietà della collettività verso chi non ce la fa per garantire che anche nel caso di non pagamento delle bollette per motivi oggettivi di ristrettezza economica si possa avere accesso a una quantità minima vitale di acqua, luce e gas.

Proposte

Mediante un accordo tra il Comune, le aziende di fornitura di acqua luce e gas, i servizi sociali e le associazioni che lottano contro la povertà si intende assicurare a tutte le famiglie indigenti che non riescono a pagare le bollette l’accesso minimo vitale ai servizi di acqua, luce e gas. Si tratta di un costo di valutabile attorno ai 200€ annui a famiglia di cui la collettività ha il dovere di farsi carico per i casi di indigenza estrema. Tutti a Padova devono poter accedere a quantitativi minimi vitali di acqua, kWh elettrici e m3 di gas per riscaldamento.

La Campagna vuole raggiungere tutte le famiglie a basso reddito, incentivando l’uso di kit di abbattimento dei consumi immediati (stand-by stopper, lampade a LED, timer elettrici) e fornendo una formazione specifica sull’uso degli elettrodomestici abbinata ad un check-up energetico anche leggero, per consentire un abbattimento della spesa energetica per famiglia di 100-150€ l'anno. E’ possibile ad esempio sostituire gli elettrodomestici più energivori della casa (boiler/frigo, o boiler/lavatrice) con boiler a pompa di calore o pannello solare termico, e lavatrice a doppio attacco (nel caso di boiler a gas) e di classe A++. La parte di campagna inerente comunicazione, formazione, check up e divulgazione è fattibile sfruttando esistenti progetti europei del comune di Padova e fondi ELENA, mentre gli interventi tecnologici sarebbero finanziata dalla ESCO o tramite finanziaria con pagamento rateale in bolletta.

Benefici:

Incidere sul problema delle bollette per le famiglie a basso reddito.

Agire sulla prevenzione delle cause di povertà assoluta e relativa con conseguente maggiore efficienza nell’utilizzo dei fondi per l’abbattimento della povertà da parte del Comune.

Esempi

- Comune di Friburgo

- Nel 2010 si è già realizzato un progetto simile a cura di Legambiente, Fondo Regionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e ATER (Azienda Territoriale Edilizia Residenziale)

A Padova il 75% delle abitazioni è stato costruito più di 35 anni fa ed è in classe energetica G.

I cittadini pagano mediamente 1500€/anni per le bollette gas-elettricità. Si tratta di una cifra maggiore di quella spesa per l’IMU, con gravi conseguenze sui bilanci familiari. I singoli cittadini non hanno spesso la competenza per prendere scelte ponderate in tal senso.

Proposte

Il Comune promuove la nascita di una nuova società finalizzata esclusivamente alla diffusione dei nuovi servizi di pubblica utilità: energie rinnovabili, risparmio energetico e in futuro risparmio idrico.

Questa società sarà a capitale pubblico-privato, con una piccola quota del Comune.

Il Comune offre l’opportunità a tutti i cittadini (Padova è una città ricca, i patrimoni nonostante la crisi sono ancora consistenti, diffusi e in larga parte ‘parcheggiati’ nei conti correnti a causa delle incertezze legate alla crisi e alla crisi del settore immobiliare) di investire in tale società e di godere di un ritorno equo e non speculativo su tale investimento, stimabile nel 5% annuo.

Il Comune incentiva con questa iniziativa l’utilizzo di una piccola parte della ricchezza dei padovani per una nuova attività ad azionariato diffuso e ‘a km 0’ che agisce sul territorio, con benefici in termini di posti di lavoro, di remunerazione della ricchezza dei padovani, di qualità ambientale di risparmio per le famiglie.

La nuova società lavorerà in sinergia con le imprese del territorio e con l’Università e si occuperà di:

- diffondere l’uso di energie rinnovabili e di tecnologie di risparmio energetico presso privati, imprese, scuole e la stessa Pubblica Amministrazione

- creare una ESCO (Energy Service Company) che finanzierà gli interventi di risparmio energetico degli edifici pubblici, incluse le scuole, con importanti risparmi per la ‘bolletta comunale’, stimabile in un 30-40% degli attuali 10 milioni di euro circa spesi ogni anno; la stessa ESCO proporrà i suoi servizi anche a imprese e ai condomini.

Benefici

- Rendere accessibile a tutti l’uso di impianti ad energia rinnovabile e le misure di risparmio energetico alle famiglie, alle imprese e alla Pubblica Amministrazione.

- Nuovi posto di lavoro, in particolare per i giovani tecnici e i giovani laureati evitando la fuga di cervelli e l’emigrazione.

- Dare risposta all’impellente bisogno di contenere i costi delle bollette per la famiglie.

- Dare ai cittadini la possibilità di un investimento ‘a km 0’ sul territorio, a valenza sociale e ambientale.

Il termine smart city è divenuto particolarmente popolare. Con questa espressione identifica un territorio urbano che, grazie all’uso diffuso e pervasivo di tecnologie evolute, è in grado di affrontare in modo innovativo una serie di problematiche e di bisogni. Una smart city sarà veramente tale se, in un’ottica di innovazione complessiva in cui le più moderne tecnologie (in particolare applicazioni web, informatica, tecnologie della comunicazione) vengono messe al servizio della comunità, si riuscirà ad aumentare il benessere dei cittadini.

L’approccio ‘smart’ impatta su tutti gli aspetti della città e ridisegna completamente il modo in cui le persone vivono in città, in particolare una città si definisce smart quando agisce su: mobilità, partecipazione alla vita sociale e politica, accessibilità e diffusione delle informazioni, qualità dell’ambiente e uso razionale delle risorse (risparmio di energia e di materia), lotta agli sprechi, partecipazione alla vita culturale, inclusione più facile dei soggetti svantaggiati, sicurezza dei cittadini, turismo, filiere economiche e produttive.

In sintesi una smart-city è un territorio urbano dove tutti i centri vitali e nevralgici del vivere sociale vengono riletti, grazie anche all’uso delle tecnologie, allo scopo di migliorare in modo radicale qualità della vita, opportunità, benessere, sviluppo sociale ed economico.

Il nostro progetto mette in primo piano il progetto Smart, come perno attorno al quale ridisegnare nel profondo Padova.

Proposte:

La riconfigurazione di Padova come città smart sarà un percorso a più tappe.

Il primo passo sarà quello di partire da 1 o 2 quartieri della città per renderli smart mettendo a sistema tutte le soluzioni. Soluzioni smart devono avere una massa critica importante ed è impensabile poterlo fare simultaneamente in tutta la città. Per questo si intende partire da 2 quartieri in cui tutte le soluzioni vengono applicate, da cui poi partire per l’estensione a tutta la città.

Il fatto di rendere smart 1 o 2 quartieri è in sintonia con l’Unione europea che ha previsto finanziamenti molto importanti per le smart cities e che chiede che i progetti finanziati a carattere dimostrativo vedano coinvolte non tanto le città intere, magari con interventi a pioggia e poco impattanti, ma aree della città ben identificate in cui operare una innovazione profonda e radicale.

La decisione su quali saranno i 2 quartieri coinvolti non sarà calata dall’alto. Si aprirà un vero e proprio bando, una ‘gara tra i quartieri’, dove verranno valutati i progetti presentati dai diversi quartieri (con il supporto di una unità operativa di esperti messa a disposizione dal Comune in collaborazione con l’Università). Il Comune intende pertanto partire dalle zone della città in cui la domanda di ‘smart-city’ è reale e più alta. Progetti di questo genere richiedono il consenso e la partecipazione dei cittadini.

Sui progetti di massima lavorerà quindi una squadra di esperti, capace di coinvolgere i giovani laureati o specializzati esperti in materia (anche con la volontà di riportare a casa qualche ‘cervello’).

Una volta raggiunto il livello di dettaglio richiesto tali progetti saranno presentati in sede nazionale ed europea per avere accesso ai finanziamenti previsti per le Smart-city e si costituirà il pool di soggetti partecipanti al progetto.

A tal proposito l’Amministrazione si farà carico di mettere insieme il gruppo di soggetti pubblici e privati che parteciperanno al progetto e che danno maggiori garanzie di voler investire fortemente in questo ambito, includendo anche le aziende globali più innovative in materia, intenzionate ad investire sul nostro territorio.

Il progetto di 1 o 2 quartieri Smart sarà il perno delle politiche di innovazione e di nuova economia in ambito tecnologico portato avanti dalla prossima Amministrazione. Particolare priorità sarà data all’occupazione per i giovani in quanto naturalmente competenti in questi nuovi ambiti. La partecipazione di giovani competenti, affamati di lavoro di qualità, motivati nel campo dell’innovazione potranno garantire il successo dei progetti.

Sul progetto Smart l’obiettivo è quello di giocare in anticipo, di portare Padova all’avanguardia in Europa e di riuscire ad insediare in città nuove realtà aziendali e imprenditoriali innovative che possano dare una nuova vocazione economica a Padova attorno al settore molto ampio delle tecnologie smart.

Per poterlo fare vogliamo puntare su: coinvolgimento dei giovani, secondo il principio del merito; miglioramento della capacità di accesso ai fondi europei; fare squadra con tutte le imprese del territorio; cogliere l’occasione del progetto Smart City per attirare nuove aziende innovative sul territorio; coinvolgimento di tutti i cittadini nella proposta di soluzioni smart.

Esempi:

Smartcity Italia: http://www.smartcityitalia.com/

Osservatorio SmartCity ANCI: http://osservatoriosmartcity.it/

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