La proliferazione dei centri commerciali in tutta la provincia di Padova ha raggiunto il livello di saturazione. D’altra parte i centri commerciali che possiamo definire naturali (il centro storico con le sue botteghe diffuse e le zone del commercio all’interno dei quartieri) vanno promosse in forme nuove e, valorizzandone le peculiarità, con le stesse raffinate tecniche di comunicazione utilizzate per i centri commerciali artificiali.
Per centri commerciali naturali (CCN), termine già utilizzato in diverse città italiane, si intendono le nuove forme di aggregazione tra imprese commerciali, artigianali e di servizio appartenenti ad un’area ben precisa, per rendere più attraente il sistema commerciale locale.
Per una comunità che vuole ricostruire il suo tessuto sociale è utile che questi centri siano valorizzati e promossi, sottolineandone i lati positivi e rendendoli attraenti rispetto alle forme tradizionali di centri commerciali. Per esempio i CCN sono più funzionali a un commercio fatto non solo di consumo ma anche di relazione tra cliente e commerciante.
In ultimo i centri commerciali naturali sono presidi importanti e insostituibili per evitare il degrado urbano.
Proposte
CENTRO STORICO
In collaborazione con le associazioni dei commercianti e delle Botteghe del Centro si intendono promuovere le aree commerciali del centro storico in maniera unitaria, preservandone le tipicità ma allo stesso tempo prendendo spunto da alcune tecniche di comunicazione utilizzate per gli outlet:
1) mappa unitaria dei negozi, delle botteghe e degli itinerari da seguire;
2) promozione anche al di fuori di Padova del Centro storico come "il primo centro commerciale naturale del Veneto";
3) promozione dei vantaggi e dei fattori di soddisfazione derivanti dal fare acquisti in un centro commerciale naturale;
4) estensione della pedonalizzazione del centro storico e delle aree dello shopping: il fatto che gli outlet center siano pedonali ne costituisce uno dei principali fattori di successo perché per esempio le famiglie con bambini possono camminare in totale sicurezza;
5) formule di promozione per unire lo shopping alla visita dei monumenti, delle mostre e delle altre iniziative culturali che si tengono in Centro storico, offrendo la possibilità di una esperienza ‘totale’ che i centri commerciali tradizionali non possono offrire;
6) facilitare l’accesso mediante servizi di mobilità dedicati.
NEI QUARTIERI
Vanno identificati i centri commerciali naturali consorziando gli operatori, per fare di questi centri un fattore di riqualificazione urbana. Strade o piazze pedonali anche nei quartieri favoriscono l’accesso in sicurezza alle famiglie e agli anziani. La costituzione di CCN nei quartieri può rilanciare il commercio di prossimità e consentire l’apertura di nuove attività.
Esempi
- Comune di Firenze: Centri Commerciali Naturali - FirenzeBotteghe.it
Sono decine e decine i piccoli esercizi commerciali che a Padova stanno chiudendo a causa della crisi. I negozi e le attività commerciali di prossimità sono invece elemento vitale di una comunità e vanno difesi. I negozi di prossimità mantengono vivi i quartieri, mantengono relazioni sociali, sono più facilmente accessibili per gli anziani non automuniti, contribuiscono a dare un senso di sicurezza e di presidio del territorio ai cittadini.
Le botteghe e i negozi distribuiti sul territorio sono una componente fondamentale del progetto Padova 2020 per poter ricreare circuiti economici virtuosi fatti di filiere corte, di produzione e di consumo di beni e servizi locali.
Il modello economico che ci fa uscire dalla crisi ha bisogno che una parte crescente dell’economia rimanga sul territorio che l’ha generata. Questo per motivi ambientali (i beni devono essere il più possibile a km 0 per limitare inutili sprechi di energia nel trasporto) e occupazionali (l’occupazione deve essere sostenuta mediante il consumo dei beni quanto più possibile prodotti localmente). In questo meccanismo il piccolo commercio è sicuramente più funzionale della grande distribuzione che, privilegiando le grandi economie di scala, è costretta ad avere grandi centri di produzione globali centralizzati e quindi lontani dal territorio. Nella nostra visione i negozi e le botteghe del centro, e il commercio nei quartieri di Padova possono svolgere un ruolo di cerniera tra i produttori locali e il consumatore finale molto meglio della grande distribuzione.
Proposte:
Introduzione a Padova di una moneta complementare a sostegno e difesa del piccolo commercio e per una ampia diffusione di prodotti e servizi ‘Made in Padova’ (la proposta ‘Made in Padova’ si trova nel capitolo Economia, Imprese, Lavoro).
Per saperne di più su che cos’è e come funzionano le monete complementari che stanno avendo una grande diffusione (in Italia la più famosa e diffusa è il Sardex utilizzato in Sardegna, www.sardex.net) si veda il link qui sotto.
Il Comune emette quantità gradualmente crescenti di questa ‘moneta’, buoni paragonabili ai ticket-mensa comunemente utilizzati, e nel farlo ottiene (come il caso del Sardex dimostra) un’entrata netta nelle casse comunali. Dal punto di vista comunale dunque il progetto è economicamente sostenibile.
Il Comune in accordo con le associazioni dei commercianti ne promuove un’ampia accettazione e utilizzazione nei negozi della città. Questa moneta è spendibile solamente entro il territorio che la riconosce, in questo caso quello comunale, e consente perciò di far girare l’economia mantenendo i flussi dentro il territorio di utilizzo, facendo così da stimolo per un’economia a filiera corta.
Se pensiamo ad esempio all’istituzione del marchio ‘Made in Padova’ per merci e servizi prodotte localmente, il flusso di denaro avviene nel seguente modo. Il Comune mediante l’istituzione e promozione del marchio crea una forte domanda in città per i prodotti marchiati “Padova a km 0”. Questi prodotti per come sono concepiti saranno distribuiti in città o mediante la vendita diretta o mediante il piccolo commercio. Il cittadino li può acquistare utilizzando per una certa percentuale (supponiamo il 20-25%) la moneta complementare. I commercianti con questa moneta possono pagare i loro fornitori (che per definizione trattando prodotti certificati “Padova km 0” hanno sede a Padova o Provincia) che reimmetteranno in circolazione questo denaro nel momento in cui anche loro si trasformeranno in consumatori e verranno in città a fare acquisti nei negozi, e così via.
Questo circolo virtuoso, se gestito con efficienza, proteggerà i piccoli commercianti (senza intaccare la libertà per il cittadino di comprare dove vuole) che vedranno le loro quote di mercato aumentare rispetto alla grande distribuzione.
La moneta complementare infine può essere di grande aiuto per il piccolo commercio perché riduce i problemi di mancanza di liquidità, causa principale per cui i piccoli negozi stanno chiudendo.
Benefici:
La moneta complementare è una soluzione concreta e già sperimentata contro la chiusura dei piccoli e medi esercizi commerciali.
Si incentiva la nascita di nuove attività commerciali che utilizzano la moneta complementare e prodotti a marchio ‘Made in Padova’ come elemento competitivo, di innovazione e di nascita di una nuova economia maggiormente basata sulla relazione.
La moneta complementare sostenendo la vendita di prodotti ‘Made in Padova’ può dare un importante contributo occupazionale a Padova e provincia, sia nel settore del commercio (Padova città) che in quello manifatturiero (Padova città e provincia).
Esempi:
Arcipelago SCEC: http://scecservice.org/site/
Come funziona (ex. Sardex): http://www.sardex.net/come-funziona/
Le monete complementari: http://www.monetacomplementare.org/
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Proposte:
Il Piano di Gestione dell’Orto Botanico di Padova deve essere aggiornato (è stato redatto per il periodo 2006-2009) attraverso un processo di programmazione partecipata con tutti gli stakehoders interessati. Il Piano andrà poi tradotto in inglese ed inviato a ll’UNESCO a Parigi. Un capitolo importante del Piano di Gestione dovrà riguardare la valorizzazione turistica e culturale, da sviluppare secondo le Linee Guida predisposte dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
La Città di Padova si dovrà concordare con l’Università le modalità di cogestione dell’Orto Botanico, sia per quanto riguarda l’Orto Antico (la parte iscritta nella Lista UNESCO) che quello nuovo, in fase di completamento, in modo che l’unicità che l’insieme rappresenta a livello nazionale ed internazionale sia adeguatamente gestita.
L’Amministrazione comunale dovrà ri-definre le modalità di partecipazione all’Associazione Italiana Beni Patrimonio dell’Umanità (di cui è già membro ma non attivo) assieme all’Università in modo da usufruire al meglio delle possibilità che la rete italiana offre;
L’Amministrazione comunale dovrà impegnarsi a che la Cappella degli Scrovegni, assieme ai cicli pittorici del trecento presenti a Padova venga candidata alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, dando così u seguito alla deliberazione del Consiglio Comunale (nr. 2010/0020) della seduta del 22/02/2010, con oggetto: “Mozione per proporre l’inserimento della Città di Padova nell’elenco dei siti UNESCO per l’importanza e l’unicità della Cappella degli Scrovegni e dei siti affrescati giotteschi”; la preparazione del dossier di candidatura dovrà riflettere i principi della progettazione partecipata e coinvolgere i vari stakehoders (a partire dai soggetti che istituzionalmente tutelano la Capella e i cicli trecenteschi); si dovrà predisporre un Piano di Gestione (come previsto dall’UNESCO) per garantire la tutela, la valorizzazione e la promozione turistica (per esempio creando un biglietto unico) dell’insieme dei beni da inserire nella Lista.
Il processo di restauro e di fruizione pubblica del Castello dei Carrraresi, compresa la possibilità di realizzare un Museo della Città di Padova, dovranno essere proseguite dall’Amministrazione comunale, come parte di un piano integrato per la valorizzazione del patrimonio storico-artistco e la sua fruizione pubblica.
Benefici:
Contribuire a ridisegnare la nuova identità culturale della città.
Sfruttare le reti UNESCO, sia a livello nazionale che internazionale, per avere accesso a buone pratiche e dirottare porzioni più consistenti di turismi responsabili.
Aumentare il numero dei turisti che soggiornano a Padova e il numero dei turisti che da Venezia si spostano a visitare anche Padova.
Creare occupazione nel settore del turismo culturale e della valorizzazione dei beni culturali.
I turisti scelgono i luoghi da visitare sempre più in funzione della visibilità sul web e dei servizi interattivi che sono disponibili. I luoghi che ambiscono a promuoversi nei circuiti di turismo internazionali devono aumentare la propria capacità di comunicare su web in molte lingue diverse e riuscire a comunicare in maniera adatta a persone di cultura molto diversa, utilizzando la chiave comunicativa di volta in volta più appropriata.
Proposte:
Al capitolo cultura Padova 2020 propone la creazione di un distretto dei creativi in zona fiera-Venezia. In tale distretto può trovare sede la Pro Loco 2.0 di Padova, data in gestione a chi proporrà il progetto più innovativo e convincente.
Pro Loco 2.0 non deve essere più solamente un luogo reale, ma anche e soprattutto un ufficio virtuale presente sul web che coordini iniziative di social e web marketing (attività che richiede bassi investimenti e alta creatività e competenza) finalizzate a rendere Padova attraente per il ‘turista virtuale’.
Padova da questo punto di vista è un luogo ideale per sperimentare innovazione. Grazie all’Università possiede il giusto mix tra competenze tecniche e tecnologiche, e competenze linguistiche/umanistiche e culturali necessarie a produrre i contenuti. La vicinanza con Venezia e Verona fanno sì che gli investimenti per lo sviluppo di una ‘Pro Loco 2.0’ possano essere sostenuti a beneficio anche dei milioni di turisti che verranno non solo a Padova ma anche nelle altre città del Veneto facendo della nostra Pro Loco 2.0 un’attività economica esportabile in altre città e realtà venete.
Infine già oggi grazie alla Basilica del Santo Padova è meta di turisti di decine e decine di nazionalità diverse, e ha dunque già sviluppato una sensibilità e consuetudine al turismo globale che va però integrata con l’utilizzo delle tecnologie e modalità di marketing più moderne.
L’Amministrazione comunale agisce come promotore e facilitatore di questo processo mettendo assieme tutti gli operatori -commercianti, albergatori, operatori turistici- attorno a questo progetto.
Benefici:
Aumento dei turisti ‘globali’ in città, in particolare quelli proveniente dai paesi extraeuropei come Cina e India.
Si insedia nel distretto dei creativi un’attività che fa da motore a molte altre.
Un recente bando comunale che offriva 40 voucher per lavori socialmente utili ha visto 2000 domande. Per uscire dalla crisi serve attivare opere ad alta intensità di manodopera e bassa intensità di capitale.
Tutto questo si unisce con: vaste aree ambientali e fluviali degradate, persistente emergenza idrogeologica, patrimonio storico monumentale in abbandono in particolare lungo le vie d’acqua.
Per una città collegata idraulicamente con Venezia, la città più visitata al mondo, è obbligatorio riscoprire il turismo fluviale e delle vie d’acqua. Un sistema di vie d’acqua navigabili e fruibili dai cittadini e dai turisti, unito al Parco delle Mura (descritto in questo capitolo), al sistema di vie verdi e del parco agropaesaggistico metropolitano (si veda capitolo ‘Territorio’) e ai già numerosi percorsi ciclabili lungo gli argini fino all’anello dei Colli Euganei e al Parco stesso, completerebbe una rete di percorsi ecologici di sicuro livello europeo. Anzi di più, perché Padova ha in più le bellezze artistiche.
Il turismo fluviale può quindi dare una nuova vocazione, molto caratterizzante, alla nostra città e diventare una vera e propria nuova filiera grazie all’indotto: riscoperta delle imbarcazioni tipiche, artigianato, servizi collegati al turismo fluviale e all’attività sportiva fluviale, etc..
Proposte:
Manutenzione ordinaria e permanente dei sistemi ambientali e fluviali della città.
Ripristino e pulizia dei manufatti storico monumentali attigui ai corsi d’acqua.
Approccio integrato alla gestione del territorio ambientale e fluviale con la partecipazione della comunità locale; es: Contratti di Fiume.
Avvio e promozione del turismo fluviale lungo le vie d’acqua padovane risanate.
Nascita di una filiera turistica, dello sport e ricreativa legata alle vie d’acqua.
Tutto questo da realizzarsi mediante: lavoratori socialmente utili per la manutenzione; attivazione forme di lavoro no profit, ad esempio il Servizio Civile comunale (si veda capitolo ‘Sociale Sanità’); rivalutazione vecchi mestieri; nascita di attività turistiche, ricreative e del relativo indotto economicamente auto-sostenibili (si veda la proposta sul Fondo di Investimento ad azionariato popolare del capitolo ‘Economia, Imprese, Lavoro’).
Le risorse economiche: operatori volontari con reddito da ammortizzatori sociali; voucher comunali; fondi provinciali e regionali di sostegno a nuova occupazione; fondi europei da progetti di merito; sponsor privati dalle industrie del settore; ricavi economici da attività diretta di turismo fluviale con Voga Veneta; ricavi economici da attività di servizio al turismo fluviale; ricavi economici dall’utilizzo del legname e altro materiale di risulta.
Benefici:
Miglioramento decoro cittadino e delle condizioni ambientali.
Sostegno con modalità innovative all’occupazione.
Sicurezza della navigazione.
Miglioramento della sicurezza idraulica: favorendo il deflusso minimo vitale.
Azione dissuasiva dei comportamenti deviati tipici delle zone degradate.
Nascita di un nuovo comparto turistico, quello fluviale.
Riscoperta della memoria e di Padova “ Città d’Acque”.
Riscoperta e recupero vecchi mestieri.