Padova è una città ricca, molto ricca, con patrimoni consistenti e diffusi che la crisi economica ha intaccato ma che sono in gran parte ancora intatti. Solo una parte microscopica di questa ricchezza, se si esclude l’immobiliare, è reinvestita sul territorio. La maggior parte del denaro oggi è parcheggiato nei conti correnti per paura della crisi ed improduttivo. La parte restante è investita in fondi investimento e altri strumenti finanziari che finiscono per creare economia quasi esclusivamente altrove, lontano da Padova.
I cittadini non sanno come e dove vengono investiti i loro soldi dalle banche e dai fondi di investimento, con la possibilità di rendersi inconsapevolmente alleati della speculazione finanziaria internazionale.
Vogliamo raggiungere l’obiettivo di creare meccanismi virtuosi e attraenti attraverso i quali una parte dei consistenti patrimoni dei padovani vadano a finanziare nuove attività in città. Stiamo parlando di diverse decine di miliardi di euro con i quali contemporaneamente sarebbe possibile ad esempio: fare l’intera Padova ‘Smart City’, riqualificare energeticamente l’intero parco di immobili sia pubblici che privati, riqualificare le zone degradate, sostenere la nascita di start-up e imprese innovative, sostenere la nascita di imprese per prodotti ‘Made in Padova’, creare una mobilità pubblica di livello europeo, e molto altro.
La smobilitazione di questi patrimoni è probabilmente la misura unica più strategica per portare la nostra città fuori dalla crisi: un corto circuito di questo tipo, con i soldi dei padovani che vengono investiti direttamente su Padova può essere un volano fortissimo per un cambio di marcia, per un nuovo, sostenibile, sviluppo locale.
Si tratta di un concetto di km zero molto esteso. Soldi locali per nuove attività (utili ovviamente) locali per creare occupazione e benessere locali. Una comunità che assieme, solidalmente, si adopera per uscire dalla crisi.
Proposte:
Il Comune di Padova promuove la nascita di un ‘Fondo di Investimento per Padova’ ad azionariato popolare.
Il Comune partecipa con una quota molto bassa (sotto il 5%), e in misura sempre limitata come garante per poter permettere al fondo l’accesso al credito, quindi con poco capitale ma fungendo da garante dell’importanza e utilità pubblica del progetto.
Il Fondo raccoglie finanziamenti dai cittadini padovani, come primo passo 10 milioni di € e via via crescendo, e li investe entrando in partecipazione in aziende del territorio operanti in attività economiche con business plan convincenti.
La aziende in cui il fondo può investire devono avere precise caratteristiche:
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business plan solidi, convincenti ma non speculativi;
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essere localizzate e generare stabile occupazione a Padova;
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essere impegnate in attività con ricadute positive per la città e la collettività;
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generare con la nuova attività nuovi circuiti di economia locale promuovendo con la loro nascita la creazione di nuove imprese;
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operare in settori o attività innovative e in espansione che aumentino a Padova il numero di aziende operanti nella ‘nuova economia’ che sarà il traino per il futuro (ad esempio agricoltura, risparmio energetico, smart-city, nuova mobilità, rinnovabili, ristoranti o negozi bio e a km 0, nuova edilizia, artigianato, cultura, mondo digitale, ricerca e sviluppo, sociale, biomateriali, prodotti a marchio ‘Made in Padova’, consulenza nell’uso di fondi europei, turismo fluviale e 2.0, o intenzionate ad investire per la riqualificazione di aree della città o di territorio con modalità che vadano nella direzione della pubblica utilità);
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essere impegnate in business in principio ad alta intensità di lavoro e bassa intensità di capitale;
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dare occupazione giovanile, oppure a soggetti svantaggiati oppure a persone in cerca di occupazione;
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quando possibile assumere padovani emigrati all’estero che vogliono ritornare e riportare sul territorio la loro competenza;
e altri ancora da definire e inserire nello statuto.
Lo Statuto del ‘Fondo per Padova’ prevede:
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% molto alta di azionisti residenti a Padova e provincia (almeno 90%);
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studiare meccanismi attraverso i quali la % di soci residente non può in ogni caso scendere sotto il 90%;
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meccanismi di Governance trasparenti (non serve inventare niente, già ci sono ampi esempi in giro per il mondo)
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avere come obiettivo un ritorno economico equo, a basso rischio e costante nel tempo (attorno al 4-5% con obbligo di reinvestire gli eventuali extra-profitti).
I cittadini sono doppiamente tutelati dal fatto che questo Fondo avrà benefiche ricadute sul territorio e investirà in attività sostenibili e virtuose: perché possono essere soci del fondo aderendo con una quota, perché possono controllare l’operato del Comune come cittadini ed elettori.
Le possibilità di investimento per questa società Comune-Fondo sono molteplici: Last Minute Markets, Venture capital per start-up e microimprese giovanili, società a finalità sociale, Società per la diffusione di impianti a energia rinnovabile o il risparmio energetico, Società di assistenza e servizi alla persona, Società di gestione del patrimonio artistico, società di gestione eventi, società finanziarie per il microcredito all’imprenditoria giovanile o degli immigrati, Società di gestione dei servizi di pubblica utilità come l’acqua per esempio, etc.
Il Fondo, vista l’entità dei risparmi dei padovani, potrebbe avere potenzialmente una raccolta di finanziamenti talmente elevata che può in tal caso fare da Banca prestando soldi al Comune, con tassi remunerativi ma equi. Il Comune accendendo mutui convenienti con il Fondo (dunque direttamente con i cittadini padovani e non con banche o finanziarie che poi porterebbero altrove questi soldi) potrà realizzare opere (pensiamo ad esempio alle piste ciclabili o a investimenti su trasporto pubblico, sull’edilizia scolastica o sulle strutture sociosanitarie) a tassi di interesse più contenuti rispetto a quelli offerti dalle banche.
Si intende studiare, infine, misure con le quali il Comune incentiva i cittadini a investire parte dei loro risparmi nel Fondo ad esempio sgravi fiscali o altri strumenti.