Padova è cambiata. La città è oggi luogo di residenza di cittadini stranieri, 32.659 su un totale di 211.555 (dati luglio 2013, circa il 15 per cento della popolazione residente), un numero che negli ultimi tempi si sta stabilizzando. Questa realtà è un’opportunità di benessere per l’intera comunità se si elaborano risposte tese a promuovere l’inclusione, l’integrazione e a rafforzare la coesione sociale, costruire un’idea di convivenza che ricrei alleanze sociali e il senso di appartenenza alla comunità.
Padova deve essere una città aperta e di respiro europeo anche nella capacità di rendere protagonisti le esperienze, i talenti e le intelligenze del suo volto plurale. Valorizzando la sua ricchezza pluriculturale e plurietnica può così avere un ruolo tra le città dell’Europa e del mondo, con l’opportunità di creare nuove relazioni globali anche a livello produttivo, commerciale e turistico.
Un ruolo strategico in questo lo può avere la Commissione per la rappresentanza delle cittadine e dei cittadini stranieri residenti a Padova, istituita nel 2013.
Proposte:
Si intende rafforzare un ruolo dei cittadini stranieri positivo e benefico per il benessere dell’intera comunità e per il suo sviluppo economico e sociale attraverso alcune azioni:
dare maggiori responsabilità e competenze alla commissione dei cittadini stranieri, incoraggiandola ad assumere un ruolo di coordinamento e di coinvolgimento di tutte le associazioni delle comunità straniere nella vita della comunità in diverse aree: inserimento scolastico, sicurezza, inclusione sociale, cultura, turismo, sviluppo economico; la commissione e le associazioni devono dare un contributo importante alle politiche di integrazione e devono contribuire alla coesione sociale complessiva della città incoraggiando i cittadini stranieri a entrare nel Servizio Civile comunale (si veda capitolo Sociale e Sanità), a partecipare alla vita delle associazioni e dei gruppi organizzati cittadini e a prendere parte alle assemblee di quartiere e alle altre forme partecipative di cui l’Amministrazione comunale si doterà (si veda capitolo ‘Traparenza, Governance, Bilancio’).
Trovare forme di rappresentanza ai cittadini stranieri non solo in campo amministrativo ma anche sociale ed economico.
Coinvolgere la commissione e le associazioni straniere nelle iniziative di prevenzione della criminalità e di controllo del territorio, tra cui la pratica del subaffitto in nero degli appartamenti in città. La domanda di sicurezza è forte anche da parte dei cittadini stranieri.
Rendere meno burocratico e più semplice l’accesso al welfare, anche qui con l’aiuto di mediatori culturali e delle associazioni delle comunità straniere. Esemplare il caso dei cittadini stranieri che attualmente non ricevono assistenza sociosanitaria in proporzione alle tasse che pagano.
Favorire iniziative di incontro e di scambio tra imprenditori stranieri e italiani per la nascita di nuove imprese, a sostegno dell’occupazione sia italiana che degli stranieri; la presenza a Padova di cittadini stranieri è un’opportunità per costruire nuovi legami con il mondo anche di tipo commerciale e imprenditoriale, di inventare nuovi business, nuovi prodotti e nuovi servizi, di creare innovazione, di avere accesso a competenze (ad esempio quelle linguistiche) fondamentali in un’economia globale e interconnessa.
Istituire un ‘Registro pubblico degli assistenti familiari’ (badanti) per offrire garanzie, qualità e sicurezza dell’assistenza alle famiglie che si prendono cura di una persona non autosufficiente o agli anziani soli.
Per incoraggiare l’integrazione sociale e attenuare conflitti e tensioni sociali tra poveri prevedere forme di incentivo per l’assunzione di lavoratori italiani disoccupati o in mobilità, o di giovani in cerca di prima occupazione all’interno delle imprese condotte da cittadini stranieri.
Prevedere iniziative co-gestite da associazioni cittadine ‘tradizionali’ e associazioni di stranieri per favorire la conoscenza reciproca nelle scuole e nei quartieri (festa dei popoli di quartiere).
Il tema della sicurezza è trasversale. Sulla sicurezza di una città influisce l’urbanistica, la mobilità, il welfare e l’assistenza agli ultimi, la cultura della legalità, la costruzione di aggregazione e senso di comunità, l’arredo e il decoro urbano, la presenza di luoghi di aggregazione e di spazi di incontri pubblici, il recupero dei luoghi abbandonati a cui restituire una funzione urbana, la prevenzione del disagio, il modello economico e altro ancora.
La mancanza di sicurezza è uno dei segnali più evidenti di una società disgregata e non più coesa. E’ la conseguenza di molte scelte in tanti ambiti diversi. La nostra proposta per Padova mette al centro l’urgenza di avviare una transizione verso un nuovo modello di sviluppo, un modello in cui il benessere delle persone deriva da nuovi modi di fare economia e nuovi modi di fare comunità.
Tutto questo è al centro dell’intero Programma per Padova, moltissime delle proposte descritte che intendiamo realizzare agiscono sulle cause che generano le situazioni di insicurezza nella nostra città.
In questo capitolo tuttavia non vogliamo parlare di come eliminare le cause, questo si trova in tutto il Programma, ma delle misure dirette per ripristinarla nelle situazioni più urgenti e più emergenziali presenti oggi in città.
Proposte:
Obbligo di installazione di telecamere all’interno di tutti gli esercizi commerciali presenti nelle aree più soggette a microcriminalità, spaccio e risse (Stazione, Borgomagno, via D’Avanzo, Piazza Azzurri d’Italia, Pescarotto, Fiera, Stanga etc..), nelle sale slot, sale scommesse e altre situazioni analoghe . Molto spesso i primi a soffrire gli abusi sono i titolari di questi esercizi commerciali, sia italiani che stranieri. Questi vanno protetti e vanno coinvolti, in maniera passiva, nella lotta alla microcriminalità. Le telecamere permettono di identificare e monitorare il comportamento dei frequentatori più sospetti consentendo un’opera di prevenzione da parte delle forze dell’ordine e interventi più tempestivi in caso di emergenze.
Controllo delle licenze per gli esercizi commerciali, in particolare quelli delle zone più a rischio. Le attività in regola devono essere tutelate dalla criminalità, quelle con gravi irregolarità devono essere sanzionate e non diventare zone franche.
Azione a tappeto sull’area grigia del sub (a volte anche sub-sub)-affitto in nero di appartamenti in città. Questa pratica consente a chi delinque di rendersi quasi ‘invisibile’ e dunque agevola l’impunità e l’azione criminale, inoltre favorisce lo sfruttamento della prostituzione in mano alla criminalità. Inoltre nei condomini di alcune zone della città costituisce una fonte di insicurezza percepita da parte degli altri abitanti dei condomini stessi che non sanno chi abita di fianco a loro. Va pertanto messa in atto un’azione sistematica di controllo, incrociando i dati dei contratti di affitto registrati con l’identificazione reale degli abitanti degli appartamenti. Un numero verde che riceva le segnalazioni dei cittadini può aiutare a intervenire per priorità. Necessario un coinvolgimento attivo da parte degli Amministratori di condominio.
Rafforzare il coordinamento tra forze di polizia e amministrazione comunale, mettendo a disposizione il Comune per risolvere i problemi di carenza di risorse e carenza di organico delle forze dell’ordine.
I non-luoghi, i luoghi degradati o non vissuti sono i luoghi dove più alta è la percezione di insicurezza. Queste sono le aree a cui ridare con priorità una funzione ben precisa all’interno della città. Questo lo si fa coinvolgendo gli abitanti locali nell’identificazione delle soluzioni e favorendo l’insediamento nelle aree degradate di nuove attività commerciali o artigianali con importanti sgravi fiscali.
Coinvolgimento della cittadinanza nelle segnalazioni rese più facili grazie alla diffusione di smart-phone che consentono di scattare e inviare foto in tempo reale. La città va fatta diventare ‘smart’ anche per quanto riguarda la partecipazione della cittadinanza alla lotta al crimine.
Coinvolgimento delle associazioni delle comunità straniere nel presidio del territorio e nella lotta alla criminalità straniera, che rappresenta un ostacolo all’integrazione degli stranieri onesti. Presenza nei luoghi a rischio della città di cittadini stranieri delegati dalle associazioni stesse.
Per le ore serali e notturne favorire la nascita di servizi innovativi di mobilità per i soggetti più deboli, come le donne sole.
Apertura in ogni zona degradata della città di uno spazio sociale a disposizione per attività o semplice ritrovo di giovani, associazioni, gruppi di cittadini. In tal modo ci si riappropria della città, senza lasciare zone franche, e tali spazi possono agire anche come presidio di sicurezza.
Oltre alla presenza delle forze dell’ordine va attivata la presenza costante nelle zone più a rischio di mediatori culturali, riconoscibili dai cittadini, che possano agire assieme ai rappresentanti delle comunità straniere per mitigare situazioni di tensione e per fare da collegamento tra il territorio e le forze dell’ordine.
Intensificazione della lotta allo sfruttamento della prostituzione e al racket dell’accattonaggio.
Per quanto riguarda il degrado e le forme di criminalità associate alla prostituzione in strada è arrivato il momento di aprire un vasto dibattito in città. Di fronte a soluzioni semplicistiche portate avanti da forze politiche demagogiche l’alternativa è un ampio, serio e concreto confronto nella città sul fenomeno della prostituzione in strada e del suo sfruttamento per arrivare a soluzioni condivise e innovative.
Esempi:
L’organizzazione Izmo ha reso operativa nel Comune di Torino una piattaforma web che dà la possibilità ai cittadini di segnalare le situazioni che ritengono critiche, in modo tale da creare un “controllo” (o “responsabilità”) diffusa del territorio: www.izmo.it
Il rispetto della legge è alla base del patto sociale. Senza legalità non c’è uguaglianza, intesa come difesa del più debole rispetto al più forte, e diventa impossibile costruire una società più giusta. La legalità è uno dei fattori primari per la competitività economica (si pensi alla fuga di investimenti esteri) e all’interno degli organismi pubblici è la condizione con cui lottare contro gli sprechi di denaro pubblico.
Una Amministrazione comunale deve essere garante del patto sociale e ha il compito di rafforzare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e verso la società nel suo complesso.
L’azione di un’amministrazione deve essere incisiva e ottenere risultati tangibili in particolare nelle seguenti aree: corruzione; penetrazione criminale e mafiosa nel tessuto economico, produttivo e sociale; evasione fiscale; contraffazione; sicurezza sul territorio, nelle strade e nei quartieri.
Sulla legalità la collettività attraverso le istituzioni democratiche deve fare la sua parte, non bastano magistratura e forze di pubblica sicurezza.
Proposte:
Lotta alla corruzione: l’Italia è al 72esimo posto su 174 nazioni, in Europa è terz’ultima superata solo da Bulgaria e Grecia (dati Transparency International). La Corte dei Conti certifica che la corruzione negli enti e nelle imprese pubbliche incide fino al 40% in più sul costo delle opere pubbliche e la situazione è ulteriormente peggiorata con la crisi economica. Appare pertanto improbabile che la nostra città sia totalmente immune da questo fenomeno. L’Amministrazione comunale, essendo in ciò parte lesa, deve porre in atto tutte le misure necessarie per prevenire eventuali azioni della magistratura, dotandosi al suo interno dei giusti anticorpi. E’ possibile così mantenere la fiducia dei cittadini: 1) agire sulla trasparenza come indicato nel dettaglio nel Capitolo ‘Trasparenza, Governance, Bilancio’; 2) istituire un Nucleo Operativo anti-corruzione indipendente che risponde direttamente al Sindaco con il compito di perseguire fenomeni di corruzione all’interno dell’amministrazione comunale e delle società partecipate; 3) possibilità per i cittadini, le imprese e i dipendenti pubblici di segnalare episodi di corruzione o opacità al nucleo stesso, anche in forma anonima, fornendo tutti i riscontri; 4) il Nucleo Ooperativo ha il compito di coinvolgere la magistratura nei casi accertati affinché la giustizia faccia il suo corso; 5) nei casi di corruzione il Comune si costituisce parte civile e parte lesa; 6) il nucleo operativo coinvolge le associazioni in iniziative pubbliche di ‘educazione alla legalità’; 6) coinvolgimento delle associazioni anticorruzione e antimafia (Libera, Avviso Pubblico) nella stesura del Piano anticorruzione comunale, per adottare, anche grazie a loro, le migliori pratiche già applicate in Italia.
Lotta alle infiltrazioni mafiose: in collaborazione con la Camera di Commercio istituzione di un Osservatorio sui passaggi di proprietà delle aziende, le cui segnalazioni vanno tenute in considerazione durante l’assegnazione di appalti e contratti pubblici. Nel caso di eventi di sequestro di beni mafiosi in città, occorre restituire tali spazi/beni alla città, coinvolgendo il quartiere coinvolto nella decisione sulla destinazione d’uso.
Sostegno alle vittime di usura: apertura di uno sportello di ascolto per prevenire il fenomeno. Assieme alle associazioni dei commercianti, degli industriali e degli artigiani definire una rete di protezione. Il problema dell’usura è un problema della comunità perché incoraggia l’infiltrazione criminale e mafiosa e inquina l’intera comunità. Con esse incoraggiare forme di crowdfunding (finanziamenti collettivi, http://it.wikipedia.org/wiki/Crowd_funding) per dare la possibilità ai cittadini e alle imprese direttamente di prestare denaro, in totale libertà, a imprenditori vittime di usura.
Evasione fiscale: il provvedimento del Direttore dell’Agenzia dell’Entrate n. 187461/2007 definisce le modalità di partecipazione dei Comuni all’attività d’accertamento ed elenca anche gli ambiti d’intervento delle segnalazioni. Ai Comuni spetta il 50% dei tributi riscossi, e per il triennio 2012-2014 tale cifra è stata portata al 100%. Il Comune di Padova ha siglato nel 2011 un patto con l’Agenzia delle Entrate per agire in tal senso e al momento nel 2013 ha incassato circa 120.000€. Tale cifra è insufficiente rispetto alle migliori pratiche messe in campo ad esempio in Emilia-Romagna o dal Comune di Genova (che ad esempio nel 2013 ha incassato dall’Agenzia delle Entrate 700.00€). Occorre pertanto modificare l’organizzazione di tale attività, coinvolgere su di essa la cittadinanza e allargare l’ambito di azione. I punti chiave: 1) istituzione di un vero e proprio gruppo ‘recupero evasione erariale’, che costituisce il punto di raccolta di tutte le informazioni sui fenomeni di evasione e/o elusione fiscale che l’ente Comune raccoglie svolgendo l’ordinaria attività, coordina l’attività di rilevazione delle informazioni da parte di altri enti da coinvolgere e dei cittadini istituendo uno sportello e un numero verde, ha accesso a banche dati e incrocia i dati, è abilitato all’inserimento nel portale SIATEL (Sistema interscambio anagrafe tributarie enti locali) delle segnalazioni qualificate; 2) formazione, in sinergia con Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, del personale attivato su questo fronte; 3) coinvolgimento, per il data entry, di soggetti svantaggiati e di cooperative di soggetti svantaggiati come già avviene in alcuni comuni devolvendo alle stesse una % di quanto incassato; 4) elaborazione di una guida operativa da seguire.
Come scritto anche al capitolo ‘Trasparenza, Governance, Bilancio’, la totalità delle entrate per il Comune derivanti da questa attività di lotta all’evasione fiscale non deve servire per fare cassa ma sarà destinata alla riduzione delle imposte comunali. In questo modo si rafforza il patto sociale con i cittadini.
Contraffazione: istituzione di un numero verde per raccogliere le segnalazioni e promozione di questo presso i cittadini, le segnalazioni poi saranno indirizzate alla Guardia di Finanza.
Sicurezza sul territorio, nelle strade e nei quartieri: si veda la Proposta 3 del presente capitolo sulla Sicurezza.
Esempi:
Avviso Pubblico: http://www.avvisopubblico.it/categorie/pubblicazioni/corruzione_speciale.shtml#normativa
Libera: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1
Piano anticorruzione Ospedale di Padova: http://www.sanita.padova.it/all/Piano_anticorruzione1.pdf