olioesausto copia

 

L'Italia è il primo paese in Europa per il riciclo degli oli lubrificanti. Nel 2012 sono stati raccolti 177 mila tonnellate di oli esausti, a fronte delle 180 mila tonnellate da raccogliere. Dal totale raccolto sono state riciclate più di 176 mila tonnellate, quindi quasi tutto il rifiuto è stato trattato e rimesso nel mercato, generando ricchezza.

 

 L'artefice di questo risultato è il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati. L'organismo, operativo in Italia dal 1984, è nato per mezzo di un Decreto del Presidente della Repubblica nel 1982, e non ha fini di lucro. Al COOU aderiscono obbligatoriamente tutte le imprese che, nella veste di importatori, immettono oli lubrificanti nel mercato italiano. Ma nel Consiglio di Amministrazione sono presenti rappresentanti di quattro ministeri.

 

Le imprese aderenti sono obbligate per legge a pagare al consorzio una quota in base alle tonnellate di lubrificanti importati. Quest'anno la cifra è stata di 50 euro per tonnellata. In questo modo, sono le stesse aziende che indirettamente creano i rifiuti pericolosi a finanziare il Consorzio si occupa della raccolta e dello smaltimento di tali rifiuti.

Il COOU raccoglie in questo modo i mezzi necessari per coordinare una rete di 72 imprese disseminate in tutta Italia che ritirano gli oli esausti direttamente dai detentori come autofficine, stazioni di servizio o impianti industriali, in modo del tutto gratuito. In più il COOU gestisce direttamente 5 raffinerie che trasformano il vecchio lubrificante in nuovo olio e altri prodotti rivendibili.

 

Oltre che dal punto di vista ambientale, il processo funziona talmente bene anche dal punto di vista economico che il consorzio è ormai in grado di fornire al mercato italiano il 25% dei lubrificanti per motore di cui ha bisogno, aiutando a diminuire considerevolmente le importazioni di greggio e calmierando il prezzo del prodotto all'utilizzatore finale. In più la filiera dà lavoro ad oltre 1500 persone, senza contare che il COOU non richiede nessun finanziamento dallo Stato: il Consorzio si finanzia in parte grazie alla vendita degli esausti riciclati e in parte, come abbiamo detto, con il contributo delle imprese che importano nuovo olio lubrificante, nel rispetto della logica secondo la quale chi inquina paga.

 

E' sorprendente vedere come proprio qui in Italia, già trentanni fa, sia stata trovata una soluzione così razionale ed efficace per risolvere un problema legato alla raccolta e al riciclo dei rifiuti. La collaborazione tra pubblico e privato, unita ad un equa e consapevole partizione degli oneri ha dato vita ad un'eccellenza che altri paesi stanno copiando.

Il modello proposto nel programma di Padova2020 per il Piano rifiuti -che invitiamo tutti a leggere e commentare- si inspira proprio a questo tipo di buone pratiche.

 

 

 

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