A Padova, l’Amministrazione Comunale patrocina un incontro promosso da varie associazioni di matrice cattolica per la promozione della “famiglia naturale” e contro la cosiddetta “teoria gender” . (Difendere la famiglia per difendere la comunità, Sala Anziani, 17 marzo 2015).

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Legittimo che privati e associazioni organizzino incontri per promuovere le proprie credenze e convinzioni, ma l’Amministrazione Comunale, in quanto espressione di tutte le realtà che convivono su questo territorio, dovrebbe esimersi dal prendere posizione in un tema sul quale il Parlamento Europeo proprio ieri (12 marzo ndr) ha preso una decisione molto netta, in linea con quanto già da tempo introdotto (pur con diverse sfumature) da tutti i paesi del continente europeo tranne l’Italia, alcuni paesi balcanici e dell’ex Unione Sovietica.

Questo il testo dell’annuale “Relazione sui diritti umani e la democrazia nel mondo” del Parlamento Europeo, che «prende atto della legalizzazione del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di paesi nel mondo, attualmente diciassette; incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell’UE a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili».
Come è possibile ancora sostenere che la “famiglia naturale” è solo quella composta da due genitori di sesso opposto?
Queste, ad esempio, sono le statistiche della Relazione Previsionale e Programma-tica 2015-2017 del settore Programmazione Controllo e Statistica del Comune di Padova, da cui si evince che le famiglie unipersonali sono circa la metà. Dunque, la metà delle famiglie padovane ha minor dignità delle altre?

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Un ultimo appunto: vorremmo ricordare che la sala concessa dal Comune, con il proprio patrocinio, ad “Alleanza cattolica” e “Vita è”, la Sala Anziani, è proprio quella negata pochi giorni fa al gruppo padovano di Amnesty International (regolarmente iscritto nell’elenco delle associazioni e come tale avrebbe il diritto all’utilizzo gratuito di una sala comunale, fatte salve le spese delle utenze) per un dibattito dal titolo “Dialogo con l’Islam, vera sfida di civiltà”.
Inizialmente accordato, l’utilizzo della sala Anziani era stato poi revocato e sostituito con altra sala periferica con la motivazione che ”ll vigente disciplinare per l’utilizzo delle sale comunali prevede che il rilascio avvenga previa valutazione discrezionale dell’amministrazione in merito alla pertinenza della sala richiesta con il tipo di mani-festazione proposta” (questa la risposta del funzionario del Gabinetto del sindaco).
Dunque: il tema del dialogo con altre religioni non viene ritenuto “pertinente” (ci piacerebbe sapere in base a quali criteri: razziali? religiosi?) dalla nostra Ammi-nistrazione Comunale, così sollecita invece ad accogliere iniziative di matrice catto-lica. Vorremmo a questo proposito ricordare le parole di Papa Francesco all'udienza per i 50 anni del Pontificio Istituto di Studi arabi e Islamistica, il 24 gennaio scorso: Il dialogo islamo-cristiano "esige pazienza e umiltà che accompagnano uno studio approfondito, poiché l'approssimazione e l'improvvisazione possono essere controproducenti o, addirittura, causa di disagio e imbarazzo. C'è bisogno di un impegno duraturo e continuo al fine di non farci cogliere impreparati nelle diverse situazioni e nei differenti contesti. L'antidoto più efficace contro ogni forma di violenza - ha aggiunto il pontefice - è l'educazione alla scoperta e all'accettazione della differenza come ricchezza e fecondità".

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