Almeno l’80% delle merci consumate dai padovani è prodotta in fabbriche lontane centinaia o migliaia di km dal nostro territorio. La percentuale è in aumento. Questo trend, assieme al calo dei consumi e alla crisi del credito, ha fatto chiudere centinaia di imprese manifatturiere nel territorio padovano e in particolare nella ZIP, la Zona Industriale di Padova.

Non c’è rilancio del manifatturiero e non c’è occupazione se non si inverte questa tendenza alla delocalizzazione e non si ricomincia a produrre localmente quote più consistenti delle merci consumate a Padova.

L’export (anch’esso in sofferenza, seppur minore) non è sufficiente da solo a mantenere occupazione o creare nuovi posti di lavoro.

Nel perdere aziende, competenze, saper fare e addetti nel manifatturiero si è innescato un circuito vizioso tale per cui un territorio laborioso come Padova e il Veneto sta via via perdendo la capacità di produrre beni.

Il ‘km zero’ si è già diffuso velocemente per prodotti agricoli alimentari e sta dando ossigeno al settore agricolo che è in espansione in controtendenza rispetto alla crisi.

E’ urgente e strategico estendere il km zero a tante altre categorie di prodotti: tessile, prodotti per la casa, casalinghi, calzature e altro ancora.

Un marchio ‘Made in Padova’ è una soluzione a costo praticamente zero, semplice, facilmente comunicabile che responsabilizza e coinvolge i cittadini e consente loro di scegliere tra prodotti di provenienza sconosciuta (e di qualità spesso non provata) e prodotti fatti a Padova, magari con il lavoro di un familiare, di un conoscente, di un amico.

Attorno al marchio ‘Made in Padova’ una comunità può decidere solidalmente di riattivare circuiti di economia locale virtuosi e di spezzare la tendenza al declino che sta portando migliaia di nostri cittadini all’estero (dal 2011 a fine 2013 saranno 20.000, dati dell’Anagrafe).

Attraverso un marchio riconoscibile come ‘Made in Padova’ è possibile contribuire alla salvaguardia del lavoro di persone direttamente conosciute e di aiutare in prima persona la propria comunità, i propri familiari, i propri conoscenti.

Tutto questo serve anche a rinforzare e ripristinare legami sociali più forti, serve a rifare comunità.

Proposte:

Creazione e promozione di un marchio ‘Made in Padova’ e creazione con esso di filiere di produzione-commercio-consumo a km zero allo scopo di generare nuova occupazione e nuova impresa soprattutto nel settore manifatturiero.

Il Comune di Padova promuove, coordina e governa il progetto.

Con una forte campagna di sensibilizzazione che coinvolga Amministrazione, sindacati, associazioni industriali e artigiane, con uno strumento semplice, riconoscibile, comprensibile e potenzialmente ‘virale’ come il marchio ‘Made in Padova’ e con la collaborazione di tutta la comunità, i prodotti ‘Made in Padova’ possono raggiungere quote di mercato consistenti e generare migliaia di posti di lavoro nel manifatturiero e nel commercio.

Le nuove aziende o i nuovi stabilimenti produttivi (ad esempio da aziende che negli ultimi anni hanno delocalizzato), senza consumare nuovo territorio, hanno già pronta un’area più che sufficiente e fortemente servita da tutti i servizi - la Zona Industriale - pronta ad ospitarle essendo ormai piena di capannoni e di aree vuote e abbandonate.

La ‘ZIP 2.0’ può così tornare ad avere un ruolo propulsivo e una nuova vocazione per il benessere dell’intera città.

Per la riuscita del progetto i requisiti per ottenere il marchio ‘Made in Padova’, specifici per ogni categoria merceologica, devono essere rigorosamente definiti (dagli ortaggi alla frutta, dal tessile alle calzature, dai detersivi ai prodotti per la casa, a decine di altre tipologie di prodotto) affinché il marchio sia reale certificazione della produzione locale.

Il marchio va concesso ai prodotti realizzati nel Comune e nella Provincia di Padova e con questo la città può avere un ruolo di traino per tutte le aree manifatturiere della nostra provincia.

Dalla produzione, la filiera va completata coinvolgendo il settore del commercio. L’introduzione di una moneta complementare, come descritto nel Capitolo su ‘Commercio e Turismo’, in sinergia con il marchio ‘Made in Padova’, può accelerare la nascita di filiere produzione-commercio-consumo a km zero nella nostra città e provincia.

Le competenze per il progetto a Padova ci sono già. A Padova c’è la sede nazionale di Fairtrade Italia che possiede tutte le competenze tecniche per la gestione dei marchi ‘equi e solidali’.

Quanto più i padovani compreranno prodotti marchiati “Padova km 0” tanto più sosterranno concretamente l’occupazione locale con un circuito virtuoso che può incidere sulla disoccupazione e sull’emigrazione dei nostri giovani all’estero.

Filiere a km zero inoltre riducono il traffico di merci da fuori, l’inquinamento dei TIR, il consumo di energia e il traffico. Stiamo parlando di evitare il trasporto di tonnellate e tonnellate di merci prodotte, assemblate, confezionate, lavorate a centinaia, migliaia di km di distanza da Padova.

Con questo progetto si da ai cittadini, per i quali il lavoro è il primo problema, la possibilità di agire in prima persona concretamente con le loro scelte di consumo per fare qualcosa, per il bene sia della propria comunità che direttamente dei propri familiari, parenti, amici, vicini di casa e conoscenti.

Nel produrre e consumare localmente anche il lavoro si riappropria di senso (la perdita di senso sul lavoro è una delle fonti maggiori di stress), dal momento che si produce un bene che verrà consumato dentro la stessa comunità dove viene prodotto, magari addirittura dai propri familiari.

Benefici:

più produzione locale = più posti di lavoro locale = più aziende locali = essere meno esposti alle turbolenze della globalizzazione;

migliaia di camion che trasportano merci da lontano fin dentro la nostra città non serviranno più, risparmiando energia ed emissioni di CO2, riducendo l’inquinamento dell’aria;

meno traffico renderà inutili ulteriori strade e altro consumo di territorio (il Grande Raccordo Anulare di Padova, la camionabile, per esempio);

maggior consumo di prodotti a km0 = minor bisogno di imballaggi = diminuzione dei rifiuti;

prodotti locali= prodotti più sani= ridurre e controllare più facilmente i rischi da sofisticazioni alimentari o di prodotti tossici e non conformi;

favorendo il legame produzione-commercio-consumo locale si rafforzano i legami sociali e l’identità della comunità attorno a buone pratiche.

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