Oggi le mense scolastiche costituiscono un criticità per il Comune e le famiglie; per il Comune perché il costo del servizio è sempre più difficile da sostenere senza ricorrere all’aumento della spesa a carico delle famiglie; per le famiglie perché a fronte di un aumento di spesa esse sono sempre più dubbiose sulla qualità e provenienza del cibo che viene dato ai loro figli.

Va cambiato l’approccio, le mense scolastiche devono essere un’opportunità non solo per il benessere dei bambini e dei ragazzi, ma anche per creare nuova economia sul territorio con vantaggi per tutta la comunità.

Le mense scolastiche devono diventare il terminale di una produzione locale di cibi sani, di provenienza e qualità certa, in grado di generare posti di lavoro facendo in modo che i soldi spesi dal Comune e dalle famiglie rimangano nel territorio contribuendo così a creare occupazione e a sostenere l’agricoltura e la filiera alimentare locale.

Proposte:

Modifica dei protocolli inserendo requisiti bio e a km zero per favorire la produzione locale dei prodotti consumati.

Creazione di filiere corte di nuova economia per la fornitura delle mense con l’obiettivo di creare nuova occupazione e nuovi canali commerciali per i prodotti agricoli e alimentari del territorio.

Nel favorire la produzione locale, in maniera molto concreta molte famiglie si troverebbero a pagare una retta per sostenere il posto di lavoro di un loro familiare, parente, amico, vicino di casa. Una situazione che crea sviluppo, occupazione, coesione sociale. In una parola restituisce senso concreto al vivere in comunità.

L’occupazione che si può generare nella nostra provincia facendo diventare le mense a km 0 è enorme.

Il Comune certificherà i fornitori di prodotti agricoli e alimentari a km 0 (e in % via via crescente anche biologici) per le mense comunali secondo determinati requisiti.

Sarà possibile ottenere dai fornitori certificati un prezzo sostenibile mediante facilitazioni che renderanno questo tipo di contratto conveniente anche per i fornitori stessi: 1) essere fornitori certificati delle scuole sarà garanzia di qualità dei prodotti che fuori dal canale scuola potranno essere venduti con marginalità più elevate (fare parte dell’Albo per i fornitori diventa un’occasione di ‘marketing’); 2) avere un contratto certo consentirà ai produttori di abbattere i costi di vendita; 3) i fornitori potranno far conoscere le loro imprese agricole alle famiglie; 4) avere per i fornitori un canale alternativo di vendita rispetto a quello dei tradizionali grossisti consentirà loro di avere con i grossisti e la grande distribuzione un maggior potere contrattuale, spuntando prezzi migliori; 5) il Comune può pensare a forme di incentivazione per i fornitori certificati per aprire banchetti o punti vendita diretti in città; 6) la maggior parte dei fornitori a km 0 saranno fuori dal Comune di Padova ma in Provincia di Padova; il Comune stringerà accordi quadro con i Comuni limitrofi affinché siano in parte i Comuni limitrofi a finanziare le mense padovane a km 0, finanziamento che poi sarà ripagato grazie ai maggiori introiti fiscali derivati dallo sviluppo economico generato.

Per la distribuzione e l’erogazione del servizio di mensa vero e proprio si uscirà dalla logica della grande gara unica (che quindi può essere vinta solamente da grosse imprese di catering) e andare verso gare più piccole, ognuna per un’area di Padova più limitata, dove possano partecipare nuove aziende o cooperative intenzionate a innovare (per esempio potrebbero esserci anche ‘cucine di quartiere’ dove si servono i pasti entro un raggio di pochi chilometri, oppure tornare ad avere le cucine all’interno delle scuole stesse).

A partire da questa iniziativa si intende portare nella scuola percorsi didattici sui temi collegati all’educazione alimentare e educare i bambini e i ragazzi su come il cibo viene preparato e sulla sua provenienza.

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